Testo di Flavio Gagliardi

Gli Haplochromis del lago Vittoria suscitano ormai da tempo un notevole interesse fra gli appassionati italiani ed in particolar modo tra coloro che si occupano di ciclidi. Tra le

molte specie appartenenti a questo genere, Haplochromis sp. " nyererey " è certamente degno di nota considerata la vivace colorazione dei maschi: i fianchi sono percorsi solitamente da 8-9 barre verticali nere su un fondo giallo, la porzione superiore del corpo, dalla testa alla pinna caudale e compresa la dorsale, è di colore rosso ruggine, la pinna anale e le pinne pelviche sono nere ed i caratteristici ocelli anali sono color giallo ocra. Sotto il profilo cromatico il contrasto tra la porzione superiore del corpo e quella inferiore è certamente entusiasmante per la bellezza e la vivacità dei colori. La colorazione delle femmine è, come succede spesso in queste specie, molto meno appariscente, anche se in condizioni ottimali di allevamento, che di solito significa in un acquario dove il maschio non può tormentarla, anche le femmine manifestano una colorazione molto bella: fianchi marrone con riflessi argentei con 8-9 bande verticali marrone scuro, che si accentuano solo in particolari frangenti. La pinna caudale e quella anale sono giallo chiaro, mentre quella dorsale mostra un margine rosso ed un colore di fondo argenteo con numerosi riflessi rossi e blu.
Va ricordato che comunque esistono innumerevoli variazioni geografiche di questa specie, basta pensare ai "black nyererey" commercializzati appunto sempre come H. nyererey nei listini degli importatori, ma di fatto molto diversi da quelli illustrati nelle foto.
Come accade per la maggior parte dei ciclidi africani, Haplochromis sp. "nyererey" non è un pesce molto esigente e la sua riproduzione è un traguardo facilmente raggiungibile, tuttavia per ottenerla è sempre meglio scegliere condizioni ambientali molto vicine a quelle dei biotopi di provenienza e prestare la dovuta attenzione per evitare l'insorgere di patologie o altri spiacevoli inconvenienti.
Al momento dell'acquisto i miei Haplochromis erano lunghi 4 cm e solo l'estrema perizia dell'importatore che me li ha venduti è stata in grado di scegliere un maschio e due femmine. Tornato a casa ho cercato di limitare al minimo le possibilità di "perdere" questi animali per me così preziosi. Per prima cosa ho tolto tutti gli inquilini (qualche Aulonocara e dei Labidochromis) di una vasca di 280 litri e per essere certo che nessuna patologia fosse trasmessa al nuovo trio ho tolto tutti gli arredi, il materiale all'interno del filtro ed effettuato una sterilizzazione completa della vasca con dell'ipoclorito di sodio (varechina). In questi casi si badi bene ad impiegare prodotti che dichiarino sull'etichetta di essere composti unicamente da dell'ipoclorito di sodio e di non contenere alcun tensioattivo (sembra che questi composti interferiscano infatti con la fiiologia ormonale di moltissimi animali). Dopo un abbondante risciacquo (non si deve più avvertire la presenza di cloro) ho proceduto all'allestimento della vasca: sabbia silicea fine sul fondo, numerose rocce e radici, diversi ciuffi di Anubias sp., Vescicularia dubyana, Vallisneria gigantea e di Nomophila strida. Alcuni rametti di questa ultima pianta li ho lasciati galleggiare nella vasca, in quanto è fondamentale che le parti più alte dell'acquario offrano dei rifugi ai pesci più deboli. Il primo vano filtrante è stato caricato con fibra sintetica a maglie larghe, poi con quella a maglie più fitte in modo da assicurare un fluido filtraggio meccanico, mentre negli altri vani ho introdotto gra¬nuli di roccia lavica di 3-4 cm di diametro per il filtraggio biologico. La scelta di questo materiale come sede per i batteri nitrificanti è stata legata all'alta superficie che la roccia lavica sviluppa per grammo di materiale. L'inoculo del biofiltro è avvenuto grazie al prodotto Bioabissi, che contiene dei ceppi di batteri nitrificanti noti e registrati.
L'acquario è stato riempito con acqua di rubinetto a 27 C, che ha fatto rilevare le seguenti caratteristiche: pH=8,5, durezza totale (GH)=27, durezza carbonatica (KH)=7, assenza di composti azotati (ammoniaca, nitriti e nitrati) e fosfati. Infine ho aggiunto un comune additivo anticloro (Aqutan), per essere certo di limitare l'eccessivo carico di cloro dovuto sia all'acqua nuova che alla sterilizzazione mediante varechina. In queste condizioni si è reso fondamentale un costante monitoraggio dei valori di ammoniaca e nitriti nelle settimane seguenti l'introduzione dei pesci, poiché il filtro era appunto di recente installazione e quindi i batteri non potevano averlo colonizzato interamente. In realtà l'aver introdotto tre piccoli pesci in 280 litri non ha creato alcun problema sotto questo profilo, comunque è sempre meglio prestare la dovuta attenzione se si desidera evitare il peggio.
Dopo tutta questa preparazione ho acclimatato i pesci che erano rimasti al caldo nella loro busta. Il primo periodo (circa quattro mesi) è trascorso con i pesci interessati solo al cibo. L'alimentazione è stata esclusivamente a base di mangime granulare di ottima qualità (Lansy per giovanili), sempre per tentare di evitare il contagio con agenti patogeni. In poco tempo i pesci hanno abbandonato la livrea giovanile per quella adulta ed hanno raggiunto la taglia da riproduzione.
I primi accoppiamenti, ai quali non ho potuto assistere, si sono svolti ciclicamente ogni 15 giorni circa, ma l'incubazione orale non si è mai protratta per più di 4 o 5 giorni. Ho iniziato a supporre che le femmine subissero troppo stress da parte del maschio e quindi ho diviso la vasca in due porzioni mediante una griglia. Parallelamente ho integrato (tre volte a settimana) il cibo granulare con delle dafnie vive (Daphnia magna) allevate su colture di fitoplancton. Con questa pratica ho corso ovviamente il rischio di introdurre dei possibili agenti patogeni, ma ero certo che l'alimento vivo così ricco di vitamine ed acidi grassi poliinsaturi potesse contribuire notevolmente a migliorare le condizioni. Quando una delle due femmine mostrava un ventre gonfio, segno di una maturazione delle uova piuttosto avanzata, ho tolto la griglia e dopo pochi giorni ho notato che nascondeva numerose uova nella bocca. A questo punto ho ridiviso la vasca non permettendo al maschio di disturbarla e finalmente la cova dei piccoli è andata a buon fine. Appena liberati dalla madre, i piccoli erano già in grado di alimentarsi con mangime granulare di piccolo diametro e quindi le prime quattro covate sono state cresciute in questo modo. Per le covate successive ho voluto modificare la dieta offrendo per i primi 7 giorni esclusivamente dei naupli di Anemia sp. appena schiusi e per i restanti 7 giorni naupli e mangime granulare. Il risultato è stato quello di ottenere una crescita notevolmente più rapida.
La livrea dei giovanili è molto simile a quella della femmina e tra le caratteristiche salienti c'è da rilevare come la pinna anale e quella caudale siano giallo-trasparente già in avannotti di 2-4 cm di lunghezza.
Per quanto concerne la gestione dell'acquario, nel tempo l'unica regola da osservare scrupolosamente è quella di effettuare un regolare cambio parziale dell'acqua (di solito ogni 15 giorni), badando però a non intervenire troppo radicalmente. L'utilità del cambio è dovuta sia al miglioramento delle condizioni igieniche visto il concomitante sifonamento del fondo e del vano di prefiltraggio, sia al mantenimento dei nitrati al di sotto di 30 mg/1. Quest'ultima misura è fondamentale se si desidera veder crescere i giovanili rapidamente ed in salute, vista l'influenza che alti valori di nitrati espletano sullo sviluppo.

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