testo di flavio Gagliardi, foto di di Ad Konings

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Il tipo e la qualità dell' alimentazione che è più opportuno somministrare ai nostri pesci è argomento delicato e spesso ricco di controversie. La via più corretta per affrontare questo problema è sicuramente quella di scoprire di cosa si alimentano in natura.


Xenotilapia flavipinnis

Xenotilapia papilio Tembell

Xenotilapia spiloptera

Xenotilapia spiloptera Kipili Tanzania

Xenotilapia papilio Kipili anzania

Xenotilapia ochrogenys Ndole bay

Xenotilapia sima

Tuttavia, spesso le informazioni attinenti a questa materia provengono da fonti a dir poco non attendibili o sono il frutto di sedicenti studi, peraltro mai pubblicati, condotti da ditte del settore. Esempio che forse da tempo è sotto gli occhi di tutti, è quello dell'alimentazione dei Discus. Per questa specie l'esperienza quotidiana acquariofila acquisita nel tempo da appassionati, allevatori e grossisti ha permesso di mettere a punto dei validi mangimi e protocolli alimentari. Tuttavia, al giorno d'oggi non esistono studi scientifici approfonditi in grado di testimoniare da cosa sia composta la dieta dei Discus in natura, fattore che quindi da solo mette in discussione la formulazione di qualsiasi mangime proposto come specifico per i Discus. Alla luce di queste poche considerazioni ritengo che la pubblicazione di ricerche scientifiche che si occupino dell'habitat e delle preferenze alimentari in natura di qualsiasi specie di pesce, rappresentino un argomento degno di nota. Inoltre se tali studi sono pubblicati su autorevoli riviste del scientifiche il valore di queste informazioni è certamente altissimo. Recentemente proprio in questo ambito (1997) sono apparsi degli studi condotti da un gruppo di ricerca belga in merito alle abitudini alimentari di alcune specie di Xenotilapia, che credo possano rappresentare un valido argomento di interesse per gli appassionati acquariofili in genere e per i ciclidofili più "malati" in particolare. Questi studiosi hanno infatti indagato l'ecologia trofica di quattro specie di ciclidi endemici del lago appartenenti al genere Xenotilapia, esaminando i loro contenuti stomacali. In particolare le specie oggetto di questa ricerca sono state: Xenotilapia longispinis (Poli, 1951), Xenotilapia ornatipinnis (Boulenger, 1901) Xenotilapia ocbrogenys (Boulenger, 1914), Xenotilapia caudafasciata (Poli, 1951), pesci appartenenti quindi alla tribù degli Ectodini, considerata tra quelle con il più alto grado di diversità nel lago Tanaganyika. Gli esemplari sono stati tutti catturati in una baia sabbiosa 4 Km a nord-ovest di Bujumbura (Burundi) nel corso della stagione secca, grazie a delle reti calate durante tutto il corso della giornata. Le profondità a cui sono state lasciate pescare le reti variavano da O a 15 metri ed hanno contribuito a chiarire alcuni aspetti dell'ecologia di questi pesci in quanto sono state osservati delle tendenze:
Xenotilapia longispinis è stata principalmente rinvenuta in habitat profondi sia durante la notte che durante il giorno, Xenotilapia ornatipinnis è stata principalmente pescata in corrispondenza delle distese sabbiose ad una profondità media di 15 metri, Xenotilapia ocbrogenysen più presente in corrispondenza degli estesi canneti all'alba, Xenotilapia caudafasciata è stata pescata solo a 15 metri di profondità. Accanto a queste informazioni le analisi dei contenuti stomacali hanno permesso di ricostruire le nicchie trofiche delle Xenotilapia, grazie all'individuazione delle seguenti categorie di prede:
Copepodi Arpacticoidi e Ciclopoidi (Cyclops), Crostacei Ostracodi, larve di molte diverse specie di Chironomidi (Genere: Microchironomus, Polypedilum, Cryptochironomus, Clinotanypus), Dipteri, Oligocheti, Gasteropodi, Tricotteri, Acari, scaglie di pesci, alghe Diatomee (Genere: Surirella), spiccie di spugne di acqua dolce, porzioni di piante monocotiledoni (Phmgmites mauritianus).
Già questa serie di indicazioni credo possano interessare ed incuriosire molto gli appassionati sfatando alcuni miti, primo tra tutti quello di non offrire Chironomidi alle Xenotilapia, poiché potrebbero causare delle misteriose e mai documentate "occlusioni intestinali". Degno di nota è pure il fatto che vengono mangiate pure le spugne (ricchissime in Silicio) e le piante acquatiche (ovviamente ricche in fibre).
Il Dot. Gysels ed i suoi collaboratoridescrivono poi con estrema dovizia i quantitativi delle diverse categorie di prede rinvenute negli stornaci dei pesci esaminati. In dettaglio Xenotilapia ochrogenys ha mostrato una dieta differenziata rispetto alle congeneriche, dominata da una alta percentuale di Ostracodi e larve di Tanytarsini. Xenotilapia caudafasciata ha mostrato una forte predilezione per le larve di Chironomidi, sebbene alghe Diatome e resti di Oligocheti fossero spesso rinvenuti. Da notare per questa specie la pressoché totale assenza di crostacei. Xenotilapia longispinis mostra una dieta simile a quella di Xenotilapia caudafasciata, ma con una forte integrazione a base di Crostacei Copeodi. Nei contenuti stomacali di Xenotilapia ornatipinnis infine sono stati rinvenuti molti Chironomidi, alghe Diatomee, molti Crostacei Ciclopoidi (Cyclops) e resti di
Oligocheti. Da notare come in tutte le specie fossero sempre presenti consistenti quantità di granelli di sabbia e resti di piante. Questa nota credo sia di estremo interesse per sostenere l'idea che una vasca dedicata alle Xenotilapia debba essere assolutamente arredata con sabbia fine e non con il comune ghiaietto policromo, al fine di permettere a questi Ciclidi di "pascolare" sul fondo come loro consuetudine. Questi studi hanno inoltre contribuito a chiarire come le tipologie di prede riscontrate nei contenuti stomacali dei pesci possano indicare le zone e gli habitat preferiti dei pesci stessi. Infatti alcuni tipi di invertebrati popolano solamente alcune regioni e quindi il loro rinvenimento nei contenuti stomacali dei pesci dimostra come questi frequentino degli specifici habitat. Emerge poi come un pesce bentonico, che quindi vive principalmente in prossimità del fondo, mostri una spiccata preferenza per le larve dei Chironomidi, come del resto è stato ampliamente documentato da Armitage (1995). Questo Autore ha inoltre messo in evidenza come l'alto contenuto proteico, l'estrema digeribilità e l'alta produttività dei Chironomidi li collochi in una posizione chiave nella rete trofica che si instaura nei grandi bacini lacustri. Da notare inoltre che altri Autori (Spataru, 1976 e 1978; Tudoranacea et al., 1988; Janssens et al., 1990; Ulyel et al., 1990) abbiano già documentato come molte specie di Ciclidi si nutrano regolarmente di grandi quantità di Chironomidi.
Le indicazioni riportate da questo studio sulle Xenotilapia credo contribuiscano a sfatare il mito che vige in acquariofilia per cui i Chironomidi rappresentino una tipologia di alimento as¬solutamente inadeguato che deve solo essere evitato. Il discorso in realtà è più complesso. Sicuramente non va trascurato che in natura questi insetti costituiscono la base alimentare di molte specie di pesci, in particolare di quelli che si nutrono in stretta relazione al fondo. D'altro canto è credibile avanzare delle perplessità sulle modalità di raccolta dei Chironomidi e successivamente di trattamento, impacchettamento e commercializzazione. Interrogativi che in realtà dovrebbero investire tutti i prodotti congelati venduti come alimento per i nostri pesci, non certo solo i Chironomidi. Forse proprio le non corrette modalità di trattamento del cibo congelato o surgelato possono causare danni ai nostri pesci, in altri casi la nostra fretta o disattenzione nelle modalità di scongelamento può essere la vera causa di eventuali problemi. Tuttavia è più facile affibbiare tutte le colpe ad un mangime "sbagliato" più che indagare con rigore le reali cause che spesso determinano una moria di pesci nelle nostre vasche.

Bibliografìa citata:
Armitage, P. (1995). Chironomidae as food. In The Chironomidae: biology and ecology of non-biting midges. Chapman & Hall, London. pp.423-435.
Gysels E., L. Janssens de Bisthoven, L. de Vos and F. Ollevier (1997). Food and habitat of four Xenotilapia species in a sandy bay of northern Lake Tanganyika. J. of Fish Biology, 50, 254-266.