di Francesco Zezza

Devo confessare una debolezza, avendone la possibilità, allevare selvatici è meglio ". Si può essere certi che il pesce "tal dei tali" è quello, proveniente da quel determinato ambiente, Quando, poi, i pesci in questione sono frutto delle tue, personali, fatiche di caccia (ovvero raccolta nei luoghi d'origine) il legame con questi pesci cresce in maniera esponenziale. E' impossibile, infatti, guardandoli non pensare alle difficoltà della ricerca, della cattura con necessità di essere, al tempo stesso, decisi (per farli finire "nella rete") e delicati (per evitare loro problemi irreversibili) ai problemi per la loro "gestione": lenta decompressione, per evitare danni alla vescica natatoria (in caso di catture in profondità, es.: Luhuchi Rock, Tanzania 1997), cambi d'acqua frequenti per evitare che i "piccoli" recipienti, temporanei, di raccolta, sotto, il sole africano si trasformino in una sorta di "brodo primordiale" con temperature letali, poi ancora la complessità e le preoccupazioni dei trasporti prima dell'arrivo nelle vasche di stabulazione (a casa) dove occorre confrontarsi con le inevitabili, ma non per questo meno "tristi", perdite causate dalle difficoltà del viaggio ... Ed infine l'ultimo ostacolo la lunga quarantena per consentire loro di "pulirsi" liberandosi dagli, immancabili, parassiti che -fondamentalmente innocui in natura - possono arrivare, in acquario, ad una concentrazione letale per i nostri piccoli amici. Dopo tutto ciò finalmente belli, colorati e lucenti, liberi da "infestanti" sono pronti per raggiungere le vasche loro destinate. A questo punto è veramente una soddisfazione osservarli rifiorire fino che la femmina presenta, infine, il risultato del raggiunto benessere: un piccolo sciame di copie, in formato ridotto, dei nostri beniamini ...

Allevare "selvatici" è un compito impegnativo: sono molto meno accondiscendenti, rispetto agli esemplari d'acquario, nei confronti di differenze (rispetto "all'originale") nella chimica dell'acqua, nelle esigenze di spazio o di regime alimentare tanto per fare qualche esempio.

Questa trafila si è riproposta, con piccole varianti di dettaglio, durante e dopo il mio secondo viaggio in Malawi (Ottobre 1999): un bel giorno infatti gli Utaka (e non solo) provenienti dal lago medesimo furono pronti per raggiungere la loro destinazione finale. In particolare la vasca "Utaka" si è trovata ad accogliere i seguenti ospiti: Pmtomelas similis (un quartetto sulla cui "identità sessuale" nutro ancora qualche dubbio ad onta della consistente dimensione), poi Aulonocara sp. "Chipoka" (1M/5F provenienti dalla località omonima) che andavano a raggiungere -una coppia di Copadichmmis chrysonotus del viaggio del 1997 e tra i non ciclidi un Synodontis nyassae che andava a raggiungere un suo simile, anch'esso, reduce del viaggio precedente. L'acclimatamento è stato rapido; i molti nascondigli e la luce non troppo intensa (2 lampade 30 watt di cui una a luce blu) aiutava i pesci a sentirsi a loro agio specie le Aulonocara ed i Synodantis(si tratta di due specie notoriamente sciafile). Ad onta delle ridotte dimensioni il maschio di Aulonocara (che doveva competere con un maschio di Copaaichmrms cbrysonotus ed, almeno, un Pmtomelas similis di dimensioni, praticamente, doppie) si "impossessava" della cavità più grande. Raggiunto un ordine "gerarchico" soddisfacente (facilitato dalle abitudini maggiormente "pelagiche" dimostrate dai Pmtomelas) il piccolo Aulonocara (non arriva infatti a 10 cm di dimensione) inizia a colorarsi in maniera più accesa e, per la presenza di zone scure per nascondersi, molto naturale. Le parate si susseguono e capisco che è prossimo l'evento cui, mio malgrado, non ho la fortuna di assistere; ma una sera manca all'adunata "rancio" (!) una delle femmine. Fatto! La femmina, a questo punto, scompare dalla mia vista per almeno una settimana e, curiosamente, ricomincerà a mostrarsi solo quando la 'cova' sarà più avanzata. Immediatamente prima del rilascio la gola della femmina diviene quasi trasparente e, al suo interno, è possibile, agevolmente, distinguere le macchie dei pesciolini che, "ruminando" incessantemente, si porta appresso. Come ho detto non ho avuto modo di osservare la deposizione e, in conseguenza di ciò, sbaglio i tempi della "cova" (per un eventuale "isolamento" della femmina in oggetto) e il rilascio degli avannotti avviene nella vasca principale (!) Per concludere 'allego una tabella con i valori della chimica dell'acqua rilevati (con l'ausilio dell'amico Marco Isidori, anche lui dell'Aie) nel corso del viaggio del 1999.

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