testo di Flavio Gagliardi

L'ammoniaca (NHp, composto azotato altamente tossico per gli organismi acquatici, è un prodotto finale del metabolismo delle proteine e, nella maggioranza dei casi, viene direttamente rilasciato in acqua dai pesci attraverso le branchie e con le urine. Al fine di ovviare alla sua tossicità diretta la tecnologia acquariologica si avvale ormai da tempo di numerose e differenti tecniche che trasformandola tentano di renderla meno tossica. Le trasformazioni più adottate seguono la via chimica, come nel caso dell'ozonozzazione, o biochimica, come nel caso della filtrazione biologica. In quest'ultimo caso, il più consueto tra gli acquariofili, l'ammoniaca viene ossidata, grazie a degli specifici batteri aerobi (principalmente appartenenti ai generi Nitrosomonase Nitrobacter), a nitriti (NO2 e successivamente a nitrati (NO3 ). Questo processo prende il nome di nitrificazione. Sostanzialmente quindi attraverso la nitrificazione si trasforma l'ammoniaca in un composto meno tossico (i nitrati) che si accumula nel nostro acquario.

La produzione giornaliera d'ammoniaca è direttamente proporzionale alla quantità di cibo che offriamo ai nostri pesci, tuttavia se il filtro biologico del nostro acquario è efficiente questa viene rapidamente ossidata a nitrati. Come accennato questi sono meno tossici dell'ammoniaca, ma in realtà bisogna chiedersi bene cosa significhi per noi tossico? Anche l'acqua che beviamo, solitamente per noi vitale e non tossica, se ingerita in quantità eccessive comporta degli squilibri metabolici sia cronici che acuti. Quindi è più opportuno definire la tossicità di una sostanza in base alla dose: concentrazione nel tempo.

A questo punto anche i nitrati vanno riconsiderati.. Questi composti infatti

espletano un effetto tossico principalmente cronico ostacolando il trasporto dell'ossigeno nei tessuti (ossidano infatti l'emoglobina a ferriemoglobina) ed compromettendo l’osmoregolazione.

Concentrazioni di 5-6 mg/1 di nitrati comportano un aumento della ferriemoglobina nel sangue delle trote iridee (Grabda et al., 1974), concentrazio-ni di 180 mg/1 causano riduzioni della crescita nei gamberi (Wickins, 1976), sebbene c'è da sottolineare come concentra-zioni di 90 e 200 mg/1 di nitrati non comportano una riduzione della crescita e delle prestazioni nel pesce gatto americano (Knepp e Arkin, 1972).

A mio parere qui la strada da seguire è quella di osservare cosa accade in natura, nei fiumi e nei laghi che ospitano i nostri pesci. In linea di massima troveremo concentrazioni di nitrati comprese tra 0,01 e pochi mg/1 nelle acque dolci, mentre a mare questi valori saranno ancora inferiori (nell'ordine delle micromoli/1).

Risulta chiaro come controllare (mediante dei buoni test) ed intervenire sulla concentrazione dei nitrati del nostro acquario, sia un obiettivo in grado di assicurarci i migliori successi nell'allevamento di molte specie di pesci.

Per ridurre l'inevitabile aumento di concentrazione di nitrati nell'acqua il metodo migliore è sempre quello dei vecchi cambi parziali di acqua, poiché in questo modo oltre a ridurre la concentrazione di questi sali dell'azoto ci si assicura pure un parziale rinnovo degli altri elementi che compongono l'acqua. Invece tecniche come la denitrazione (trasformazione effettuata da batteri dei nitrati ad azoto gassoso che si libera nell'aria) sono complesse, di dubbia efficacia ed inattive sul rinnovo degli elementi, così importanti per l'equilibrio complessivo.