testo e foto G. Melandri

Nel disegno i due sistemi più diffusi per incollare pareti laterali e fondo. Nel primo il vetro di fondo rimane meno sollecitato e può essere scomposto in più parti. Nel calcolare tutti le misure dei vetri bisogna tenere conto dello spessore dei vetri e anche dello spessore del silicone. Questo dipende dalla nostra mano e dal tipo di silicone utilizzato. E' conveniente fare una prova con due scarti di lavorazione. Per quel che riguarda il tipo di silicone ho spesso sentito dire che quello trasparente rimane il migliore. L'unico dato in mio possesso sono le prove che la ditta Askoll ha fatto nei suoi elaboratori misurando strumentalmente le caratteristiche. Ne è venuto fuori che il silicone nero ha le stesse caratteristiche di quello trasparente. Un dato importante è la qualità del silicone. E' importante anche rifornirsi da qualcuno che abbia un forte smercio di prodotto per evitare di acquistare un prodotto stoccato da tempo. Un altra cosa da ricordare è che tutti i fori vanno fatti prima dell'incollaggio. Per questo è bene progettare la vasca nei minimi particolari: scarico cambio continuo, uscita filtro, accessori eventuali, tubi CO2, fili elettrici. Ricordate che è più facile chiudere eventualmente un buco piuttosto che aprirlo. Per sicurezza, una volta finiti lavori, il riempimento va fatto con gradualità.

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1) Fulvio Bindi è un uomo di parola e d'azione; solamente venti giorni dopo averlo detto, Fulvio si presenta con la struttura in ferro che ha fatto "a tempo perso" con il cognato. L'idea progettuale è non fare gravare il peso della vasca (saranno più di 2.000 kg) sul pavimento. Per questo la struttura che sostiene la vasca è pensata per essere murata e scaricare dunque tutto il peso sul muro. La struttura è un po' complessa, ma è stata utile successivamente per ancorare il mobile in larice che l'ha rivestita. Il costo del basamento è di circa 100.000 lire (il ferro!). Il progetto della vasca ha coinvolto tutti ed ognuno ha apportato il suo contributo di idee, conoscenze e abilità. 2/3/4) Ora tocca a noi. Il basamento va sgrassato, trattato con un'antiruggine e verniciato. Paolo Salvagiani sfoggia per l'occasione una tutina azzurra che usava per fare educazione fisica alle scuole medie. Sandro Nori, sempre disponibile controlla che il lavoro sia fatto a regola d'arte. Sandro, detto mani d'oro, ha una grande abilità nei lavori pratici. Sa tutto di vernici, trattamenti, materiali, lavorazioni e attrezzi; è insomma un esperto in soluzioni. E' sempre meglio chiedere consiglio invece di tentare con prodotti e tecniche che possono compromettere il lavoro.

 

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Faenza, novembre 1998. Nel mia piccolissima casa di 50 mq c’è un acquario da 1500 litri lungo 2,5 metri. Il fatto é singolare, come direbbe un mio caro amico, ma ha una spiegazione molto ovvia: la mia passione per il mondo acquatico, i pesci e di conseguenza gli acquari. Questo articolo é la storia di questa vasca, pensata con Paolo Salvagiani e realizzata con l’aiuto degli amici dell’Associazione Faentina Acquariofila. La storia ha due trame differenti; una legata ai problemi tecnici e realizzativi ed una legata all’evoluzione del nostro pensiero su questo progetto. Questa vasca, man mano che il lavoro procedeva, ci ha fatto riflettere e discutere e ci ha aiutato a mettere a fuoco il nostro modo di essere acquariofili.

Ma come é nata l’idea di una vasca così grande? Si parlava spesso, nelle nostre chiacchiere di acquariofili, delle fantastiche fish rooms che i più grossi appassionati ed esperti stranieri avevano in casa; ce li siamo più volte immaginati passare delle fredde serate invernali in questi paradisi, moderni jardin d’hiver, conversando con qualche amico. A parte gli scherzi, un luogo dedicato alle vasche, dove potersi incontrare, dove sfogare la ‘passione’, dove mettere un sacco di vasche era un po’ il sogno nel cassetto. Pian piano, in questo luogo immaginario, ha preso forma una vasca più bella e grande delle altre, una vasca così grande da potere sembrare un vero e proprio pezzo di lago, o fiume a seconda; insomma ‘la vasca’. L’idea, dopo avere girato un po’ nelle nostre teste, ha fatto capolino durante qualche riunione dell’Associazione al Museo di Scienze Naturali. Dopo avere girato un po’ anche nelle teste di qualcun altro l’idea é rispuntata arricchita da qualche slancio operativo e parecchie questioni progettuali; che spessore ha il vetro? come si incolla? fondo in tre parti! no, fondo in un pezzo solo. quanto é alta? e i coperchi? e poi la domanda più pesante ... quanto pesa una vasca così? E’ già, quanto pesa, e quanto tiene un solaio fatto a regola d’arte?

Nel frattempo un altro argomento era diventato ricorrente nelle nostre discussioni: quale é il numero di vasche ideale equilibrio tra soddisfazione acquariofila e fatica (cambi d’ acqua e varie manutenzioni). La domanda é tuttora aperta e vorrei coinvolgere qualcun altro nel dibattito (mi ha fatto sorridere Heinz Buscher che qualche giorno fa mi ha detto sconsolato che aveva parecchio lavoro da svolgere, oltre ai cambi d’acqua). La risposta ovviamente non esiste, però se è vero che siamo naturalisti e osservatori è importante che il tempo per questa attività rimanga. In questo senso la vasca grande é ideale perché ha bisogno di poca manutenzione e consente ai pesci di esibire comportamenti veramente naturali.

Si parte! In via Zucchini, 6, a piano terra (io abitavo al secondo piano) vi erano 50 mq liberi, ovvero due stanze adibite normalmente a magazzino ed un bagno. Come avrete già intuito la vasca sarebbe finita proprio lì; a me non piacciono garage e interrati e questo posto luminoso e accessibile sembrava la soluzione ideale. A poco a poco avevamo raccolto anche una serie di informazioni che ci permettevano di iniziare il lavoro.

Le misure. lunghezza 250cm, larghezza 80cm, altezza 90 cm, queste le misure decise per la vasca. Il vetro scelto é di spessore 15 mm (attenzione ad evitare il tipo stratificato), ma sicuramente 12 mm é già sufficiente. Un problema che lo spessore 15 mm si trascina é una dominante verde molto marcata, evitabile scegliendo il cristallo di tipo extra chiaro, più costoso ma assolutamente incolore. Il costo più elevato di questo tipo di cristallo ci può suggerire di usarlo solo per il vetro frontale. I tiranti sono, come potete vedere, 4 longitudinali (2 in alto e due in basso) e tre trasversali. I tiranti longitudinali fissati in alto servono anche come appoggio ai coperchi, mentre i tiranti trasversali servono ad ‘appendere’ i neon con fascette da elettricista. I coperchi, pensati in un primo momento di specchio, sono stati realizzati di poliuretano espanso. Questo materiale garantisce una perfetta tenuta nel tempo anche se è continuamente a contatto con l’acqua. In più é isolante e può essere maneggiato con facilità data l’estrema leggerezza. L’incollaggio è stato realizzato con silicone nero, da tutta l’associazione riunita al gran completo. L’aiuto di Ivan, amico e vetraio professionista, è stato fondamentale, perché solo con le ventose apposta è possibile spostare con precisione le pesanti lastre. Le lastre sono state protette dalle sbavature con dello scotch-carta e il silicone è stato steso dopo una accurata pulizia sgrassante. I vetri delle pareti verticali sono in appoggio sul fondo, anche se rifacendolo adesso adotterei l’altra tecnica, cioè i vetri laterali incollati sul perimetro esterno del fondo che può essere reso elastico con la divisione in più pezzi assemblati con silicone.

Il basamento. Il basamento di questa vasca è un vero monumento, costruito apposta e murato in modo che ‘tiri’ sulla faccia opposta tramite una lunga barra di ferro. Il peso non grava sul pavimento ma solo sul muro e su una trave sistemata apposta. Il basamento è poi rivestito di un mobile di larice su misura. Meglio delle parole possono però le immagini.

Il filtro. Il filtro di questa vasca ha una capacità di circa 150 litri ed è alimentato da tre fori del diametro di 7 cm (Tot 460 centimetri quadrati) schermati da un’unica grata rettangolare in acciaio inox a maglie medio-fini di 20 x 40 cm scostata dalla parete del filtro di circa 2,5 cm attraverso lo spessore della sua cornice inox. La grata è fermata alla cornice tramite dei regoli di acciaio inox fissati con delle viti di acciaio inox. La grata, grazie alla grande superficie, non si intasa mai e consente al primo scomparto del filtro, dove è sistemato il troppo pieno, di avere esattamente il livello della vasca. Il filtro è caricato con lana e argilla espansa ed è in attività grazie a due pompe ad immersione, una da 1600 litri/ora, l’altra da 800 litri/ora. Anche qui se una delle due pompe si guasta o, più facilmente, non si innesca dopo un black-out l’altra garantisce il funzionamento del filtro. C’è una lunga questione sul substrato per il filtro biologico; forse l’argilla espansa non sarà il più efficiente ma costa pochissimo. Bisogna anche pensare che un filtro non deve essere valutato in assoluto, ma in relazione alla quantità di carico che deve trasformare. Riflettendo, dato che non è sensato stipare i pesci in vasca, va a finire che tutti i filtri vanno bene. In ogni caso un filtro funziona se non ci sono nitriti e se l’acqua è limpida (o voi conoscete altri criteri?). In più, in un filtro ben avviato, se non facciamo spesso pulizie, si formano dei fanghi che sono utilissimi alla vita dell’acquario (rif. “Fango: meglio vecchio!” Dr. Gerd Kassebeseer Aquarium oggi 3/97 e “Acqua

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5) II lavoro di verniciatura è finito. Quelli che sembrano dei piedi sono in realtà le parti che vanno murate. Queste terminano con una barra filettata
6) Quando il gioco si fa duro.... Ecco Fulvio che segna il muro per forare il muro e sistemare il basamento. Fulvio è arrivato con tutto il necessario, il martello pneumatico, il Cemento ecc...
7) Anche Tiziano Taroni, che ha grande esperienza per i lavori pratici anche di muratura, ci aiuta nell'impresa. Qui è alle prese con la livella. La parte terminale dei piedi, filettata, sporge dall'altra parte del muro. Per far si che lo sforzo di trazione sul muro sia distribuito su tutta la lunghezza della vasca abbiamo fissato con bulloni a queste sporgenze una stanga di ferro alta 8 cm. Fulvio ha anche provveduto a rinforzare il muro dove lo riteneva opportuno.
8) Paolo raccoglie le macerie mentre Fulvio prepara il cemento. Io invece, fotografo l'evento.

limpida, acqua torbida” Dr. Gerd Kassebeer Aquarium oggi 4/97). Sciacquo la lana una volta all’anno e questa è l’unica manutenzione, a parte pulire il vetro, che ho sempre fatto. Intervenire raramente sul filtro è importante per la stabilità del sistema acquario. In particolare negli articoli citati si fa riferimento al fenomeno ‘adesione’. Cito testualmente “Superato il periodo di rodaggio, un filtro trattiene le sostanze in sospensione nell’acqua di passaggio, comprese particelle molto più piccole del diametro dei pori del filtro! L’adesione è generata in parte da forze elettrostatiche , in parte da forze chimiche. Qui sono soprattutto le forze intermolecolari, per esempio i ponti a idrogeno, ad attirare le piccole particelle in centinaia o migliaia di punti. La somma di queste forze molto piccole è però molto elevata! L’adesione non gioca un ruolo importante soltanto nel filtro dell’acquario, ma anche nella flocculazione dei batteri e nella colonizzazione delle superfici da parte di essi. La flocculazione consiste nell’aggregazione di piccole particelle in sospensione in fiocchi che nell’acqua stagnante scendono sul fondo o formano uno strato di fanghiglia o vengono trattenuti in un filtro dove producono un fango di filtraggio”.
E’ dunque importante non toccare spesso il filtro e lasciare che il fango si accumuli nel filtro. Per questo è importante che il filtro sia grande e la velocità dell’acqua all’interno non troppo elevata. Ho sempre notato che con il progressivo accumularsi di fanghi nel filtro aumenta la limpidezza dell’acqua.

Il cambio continuo. La vasca è stata dotata di cambio continuo direttamente collegato all’acquedotto. Per chi non lo sapesse il cambio continuo è una tecnica di cambio dell’acqua che consiste nel fare sgocciolare continuamente acqua nuova nella vasca eliminando quella in eccesso attraverso un troppo pieno. In questo modo si mantiene bassa la carica batterica, il tasso di nitrati e soprattutto non si procura ai pesci lo shock del cambio parziale. In questa vasca sgocciolo circa 50 litri al giorno di acqua nuova. Vi rimando per ogni dettaglio all’articolo su questo argomento apparso su AIC 3/96.

Il riscaldamento. Una vasca così grande ha una capacità termica, e quindi un’inerzia enorme, con il vantaggio di una grande stabilità nella temperatura che non ha mai sbalzi, ma cambia con una gradualità straordinaria. Il calcolo dei watt necessari al riscaldamento dipende ovviamente dal gradiente di temperatura vasca-ambiente e anche dal grado di isolamento della vasca. Nel mio caso ho fatto alcune prove, aggiungendo uno alla volta dei riscaldatori da 100 watt; scoprendo che, nel mio caso, ne bastano due. Conviene sempre scomporre la forza riscaldante in modo che non ci siano mai problemi in caso di guasto di uno degli elementi; nel mio caso infatti se uno dei due si guasta rimanendo accesso semplicemente l’altro si stacca e la temperatura non sale in modo dannoso. Il problema è che può succedere che non ci accorgiamo dei guasti e diventa quindi importante un controllo periodico. E’ utile associare alla vasca un quaderno o una lavagnetta dove segnare le date utili.

L’illuminazione. L’acquario è illuminato con un neon da 30 watt appeso con delle fascette da elettricista ai tiranti trasversali. Il reattore è alloggiato in una vaschetta di vetro attaccata sopra al pelo dell’acqua nell’angolo della parete posteriore appoggiato al filtro. In questo vano prendono posto tutti i contatti elettrici e il calore prodotto dalle apparecchiature viene recuperato nello scambio con qualche spira del tubo di PVC che alimenta il cambio continuo. La luce di quest’ultimo neon è schermata da un banco di Ceratophyllum demersum. Ovviamente, a proprio gusto, si può aumentare la potenza luminosa.

Arredamento. I sassi e la sabbia. Facile. I sassi di fiume, il più omogeneo possibile, e la sabbia. Sul tema sabbia si può aprire un dibattito sul colore, la grana ecc.. A me piace molto la sabbia laziale che ha un colore ambrato molto caldo e che si può mescolare con quella grigia per ottenere un colore più neutro. Questa sabbia viene usata nelle fonderie per gli stampi ed è per questo anche facilmente reperibile. La sabbia ha il vantaggio di essere compatta e di non trattenere le feci e i residui di cibo (come invece fa la ghiaia!) e costa pochissimo. Chi invece vuole ricreare biotopi di tipo diverso, può utilizzare legni o rocce di altro tipo. Non dimenticate di osservare che nei fiumi il fondo è quasi sempre coperto di foglie e che questo tipo di sistemazione si comincia a vedere spesso nelle foto che arrivano dall’estero.

Spero di avere contribuito a farvi venire qualche voglia. Una vasca così, che é un po’ il sogno di ognuno di noi, diventa nelle nostre conversazioni l’Acquario. Poi però, pian piano, ci sembra sempre più piccola, sicuramente di una misura giusta, certo non troppo grande. E così il consiglio che vi do è: buttatevi, perché la vasca non è mai troppo grande, sono gli altri che la vedono così. Poi, col tempo, anche a loro sembrerà più piccola. E’ solo una questione di pazienza.


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9) II piano su cui appoggia l'acquario è costituito da un foglio di medium density (spessore 3cm) e da un piano di materiale più mordido (rrof mate 3cm) che assorba le vibrazioni e che si adatti al vetro di fondo. Il fondo della vasca diviso in più parti avrebbe permesso di costruire una struttura più elastica.
10) Michele Montanari è nominato all'unanimità "siliconatore" non si sa ancora se per la sua bravura o per l'altrui pigrizia.
11) A questo punto tocca al vetro frontale Sono in quattro a tenerlo e per fortuna Ivan ha portato le sue maniglie a ventosa da vetraio. Io, come
sempre, fotografo.
12) Aldo Reggi "lavora" solo mentre si scattano fotografie, ma bisogna però riconoscere che è sempre presente. In secondo piano Ivan, amico e, per fortuna, vetraio professionista. Il suo aiuto è stato fondamentale.
13) La vasca è incollata. Mancano i tiranti ed il filtro. U siUcone è stato steso con una pistola professionale. I vetri sono stati protetti dalle sbavature con dello scotch-carta largo 4 cm. Questo va tolto immediatamente altrimenti il silicone, polimerizzando, rende impossibile l'operazione. Come vdete nella foto non c'è stato bisogno di morsetti per fermare le pareti, ma non è comunque sbagliato usare dei morsetti ortogonali da falegname. In una vasca così grande l'operazione è abbastanza complessa e non è pensabile realizzarla da soli. E' sempre importante fare delle prove con delle vasche più piccole.


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14) Non ci siamo fidati del muro e dunque per sicurezza ho pensato di sistemare una trave che va da parete a parete e che aiuterà a scaricare il peso della vasca attraverso tre sostegni smontabili. La trave ha sezione ad "H" ed è stata calcolata da un altro amico, Gianni Minori, ingegnere. Come già detto è sempre meglio non fare da sé.
15) Sandro Nori salda degli anelli di ferro alti 2 cm alla trave nei punti di appoggio dei sostegni in modo che questi non scivolino lateralmente.
16/17) Come si può vedere i sostegni sono costruiti in modo che la loro lunghezza sia regolabile. Per sicurezza anche in alto questi vengono fermati. Alessandro Caroli si è incaricato dell'operazione e per questo pare si sia addirittura consultato con il padre.
18) II lavoro è finito, ora si può pensare ad arredare la vasca e a mettere l'acqua.
19) La vasca con il mobile di larice. Manca solo la cornice che il falegname deve completare. La cornice sarà scura e sarà costruita di compensato marino. Quella che si vede è una fascia di alluminio sabbiato che però è una soluzione che non mi è piaciuta.
20) In questo disegno si può vedere l'impianto dei tiranti. Nella foto piccola l'alloggiamento dei reaattori e delle prese. Il tubo rosso del cambio continuo raffredda, e dunque scalda l'acqua in arrivo, questo vano girandoci dentro.


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