Altri aspetti riusciti la compra/vendita (chiamiamola con il suo nome ogni tanto!) dei pesci (quest’anno per la prima volta le 24 vasche sono risultate ampiamente insufficienti rispetto la richiesta) e anche i pesci esposti erano di ottima qualità con presenza di autentiche rarità assolutamente introvabili nel normale circuito dei negozi specializzati.
Anche la lotteria è stata divertente con premi preziosi ed ha portato alle casse dell’associazione linfa vitale per finanziare le prossime iniziative. Per questo un grazie di cuore alle aziende del settore che sempre si sono dimostrate generose verso la nostra associazione.
Altrettanto apprezzabile la cena di sabato sera utile a consolidare vecchie amicizie (più che ha favorirne di nuove, ma di questo ne parleremo in seguito).
Così come ritengo positivo che ci siano persone che frequentano il congresso regolarmente da molti anni e con ciò dimostrano di apprezzare molto il suo valore di momento insostituibile di aggregazione.
Ma veniamo ora agli aspetti negativi, che poi sarebbe uno solo, ma importante per le sue varie sfaccettature.
Mi riferisco al fatto che gli appassionati partecipanti quest’anno sono stati in numero inferiore al solito e quelli che c’erano erano in grande maggioranza fedelissimi dell’AIC.
Certo la vastissima sala conferenze della Fiera metteva ancora più in risalto il numero non elevato dei presenti, ma non voglio fare come i politici che dicono di aver vinto le elezioni anche quando la matematica dà loro torto.
Sia alle conferenze che alla cena di sabato sera eravamo meno del solito e inoltre la partecipazione di “facce nuove” è stata veramente scarsa: questo mi fa porre vari interrogativi.
Il primo e più serio è se valga la pena invitare come ospiti i cosiddetti “grossi calibri” stranieri (che fra l’altro si sobbarcano, per lo più gratuitamente, viaggi impegnativi e faticosi), persone che hanno letteralmente fatto la storia non solo della acquariofilia, ma anche, in molti casi, della biologia, per trovarsi di fronte un auditorio di qualche decina di persone?
C’è veramente ancora interesse per quello che hanno da raccontare?
E ancora, questi grandi personaggi hanno per le nuove generazioni di appassionati quel fascino e quell’aura da “guru” che hanno per chi, come me, ha iniziato ad occuparsi di acquari in epoca pre-internet? Al tempo le uniche fonti di sapere ciclidofilo erano affidate solo ai pochissimi libri e articoli su riviste in cui questi pionieri riferivano delle loro scoperte e attraverso i quali hanno costruito la loro “fama”?
Come ho già scritto altrove e lo ripeto senza alcuna vena polemica, è possibile che persone realmente appassionate non riescano a tenersi libero un weekend all’anno per incontrare di persona gente che ha fatto decine di viaggi e migliaia di ore di immersione nei luoghi dove vivono i nostri Ciclidi?
Quasi sicuramente c’è stato da parte nostra (intendo degli organizzatori) un deficit di comunicazione, forse noi diamo per scontato che solo il solo nome di queste personalità sia sufficiente ad attirare gli appassionati, evidentemente non è così (lezione imparata!).
Non voglio essere irriverente né scortese verso Gianpiero Nieddu,
E allora mi chiedo se non sarebbe più utile e onesto cercare eventualmente di potenziare la “bourse” e la lotteria che, a quanto pare, costituiscono la maggiore attrattiva e organizzare delle conferenze di acquariofilia più “di base” con relatori meno “ingombranti”.
Mi piacerebbe che a tal proposito tutti dessero la loro opinione sul forum sulla discussione che molto presto aprirò in proposito al fine di capire se fosse ora di rivedere la formula del congresso o meno.
Visto che tutto cambia e oggi più in fretta che mai, non ci sarebbe niente di male nel prendere atto che quello che è stato fatto finora non è più attuale per correre ai ripari al più presto per il bene della nostra associazione (sempre che anche questa abbia ancora senso … ma qui forse, anzi spero, sto esagerando!).