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testo di Marco Martellacci

Questo splendido Ciclide, descritto per la prima volta dall'ittiologo A. Gunther nel 1871 come Hemichromis subocellatus, appartiene a quella schiera di pesci di cui, dopo una iniziale importazione principalmente in Germania ad opera di W. Schroot (Hamburg) nel 1907, si sono poi perse le tracce, ricomparendo sui listini dei grossisti europei in questi ultimi mesi. Il motivo principale, a mio avviso, è dovuto alle difficoltà , e quindi ai maggiori costi sostenuti dalle ditte esportataci (quando esistono), di approvvigionamento di esemplari nel loro habitat naturale. L'area di distribuzione del Pelvicachromis subocellatus è circoscritta ai corsi d'acqua Inali, Lunda e Luculla nel Gabon e più a sud in corsi d'acqua minori sino ad arrivare al fiume Congo, il quale forma uno sbarramento naturale alla diffusione più a sud di questa specie.


femmina disegno di Yuri Ragazzini

maschio disegno di Yuri Ragazzin

Le condizioni del suo habitat in natura sono caratterizzate da pozze d'acqua e fiumi a lenta corrente che attraversano la foresta pluviale con una forte presenza di materiale vegetale in decomposizione che contribuisce alla colorazione scura di queste acque (presenza di tannino), i valori chimici dei quali sono: pH acido (5,5-6), durezza totale e carbonatica tra O e 4, secondo la stagione e l'intensità delle precipitazioni.

L'alimentazione in natura di questi pesci è caratterizzata da larve di insetti, principalmente Ditteri ed Effimere, oltre che da una abbondante integrazione di mangime vegetale, che il nostro amico bruca dalle foglie e dai tronchi immersi. Come per gli altri Pelvicachromis, la colorazione del subocellatus è veramente splendida, specialmente durante le fasi della riproduzione. Infatti il maschio dominante in questo periodo esalta tutte le tonalità dei suoi colori: dal giallo degli opercoli branchiali alle strisce rosse sulla parte superiore della pinna caudale. La femmina fuori del periodo riproduttivo ha una colorazione simile ad altre femmine di Pelvicachromis, eccezion fatta per il disegno a strisce marrone-beige sul muso ma, quando il suo ventre si rigonfia per la presenza di uova, la tonalità rosso-vino sul suo ventre è così accentuata da sembrare dipinta. La pinna dorsale diviene giallo-cromo iridescente su cui spicca l'ocello nero alla base dei raggi molli, ocello che ha contribuito alla scelta del nome della specie (sub-ocellatus). Gli opercoli branchiali raggiungono tonalità giallo-oro iridescente, mentre il corpo divenuto quasi totalmente nero è attraversato al centro da una macchia selliforme che ha raggiunto tinte color rubino e si estende dal ventre fin quasi la base della pinna dorsale. La riproduzione avviene come per altre specie, all'interno di un anfratto (vaso di coccio, noce di cocco, ecc.) il cui ingresso deve permettere appena il passaggio del pesce.

La mia esperienza personale riguarda un gruppo di esemplari giovani, dieci maschi ed otto femmine della lunghezza di circa 3 cm . per le femmine più piccole fino ad arrivare a 4,5 cm . per i maschi più grandi. I primi giorni nuotavano in gruppi di quattro-sei esemplari e, pur essendo tutti provenienti dalla stessa riproduzione, alcuni maschi erano decisamente più grandi di altri. La vasca della capacità di circa 300 litri disponeva di un filtraggio biologico composto di lana di perlon, cannelli in ceramica e graniglia di lava azionato da due pompe da 4001/h, e di un filtro esterno caricata con lana di perlon e torba attiva di 820 1/h. Nella vasca era presente un impianto di distribuzione di CO2 che, oltre alla fertilizzazione delle piante, provvedeva al tamponamento del pH. L'arredamento era formato da un grande legno di savana su cui erano abbarbicate diverse Anubias barterì var. nana. Completavano il quadro tre Aponogeton (crì spus, ulvaceus e boivinianus), un ciuffo di Micrantemum m. e diverse noci di cocco inserite in modo da creare diversi territori separati tra loro. Le caratteristiche dell'acqua in questo acquario erano le seguenti: pH6 ° dGH 5 ° Kh 2,5 ° Temp. di giorno 25 ° , la notte 24 ° . Dopo pochi giorni, nei quali i pesci mangiavano tranquillamente larve di Chironomus, larve di Culex e mangime secco in scaglie, ho iniziato ad avere i primi decessi. I pesci presentavano i seguenti sintomi: respirazione accelerata, protrusione boccale, pinne chiuse e totale inappetenza. I decessi si susseguivano al ritmo di uno ogni due-tr e giorni. Dopo i primi decessi feci controllare da un amico veterinario, membro anch'egli della A.I.C., uno degli esemplari deceduti. Ad un esame al microscopio risultò che i pesci erano stati colpiti da un massiccio attacco di "Dactylogyrus". Per evitare di perdere tutti gli esemplari (ne erano rimasti sei: quattro maschi e due femmine), adottai misure estreme. Trattai la vasca don Trichlorfon (Neguvon) in queste dosi: 1 gr. di Neguvon in un litro d'acqua dell'acquario. Questo trattamento è durato tre giorni riuscendo a bloccare l'epidemia e, nel frattempo, allestii una nuova vasca, questa volta di circa 100 litri . Inserii tutto l'arredo (legni di torbiera e noci di cocco) previa bollitura, così come per la sabbia ed il materiale filtrante, composto di lana di perlon ed argilla espansa. Prima di inserire le piante le immersi di nuovo in una soluzione di Trichlorfon, quindi riempii la vasca con il 90% di acqua demineralizzata ed il restante 10% con acqua del rubinetto. Aggiunsi Aquasafe e Nitrivec alle dosi consigliate per cinque giorni, al termine dei quali avevo pressoch é le stesse caratteristiche chimiche della vasca più grande.

Prima di inserire i pesci ormai guariti nella vasca, li sottoposi ad un bagno di soluzione di formalina al 38% alle dosi di 1 ml. ogni cinque litri (in un secchio) per il tempo di circa dieci minuti. Tutti gli esemplari sopportarono bene tale trattamento acclimatandosi perfettamente nella vasca in compagnia di tre esemplari di Phenaco-grammus intermptus e a due Pseudogastromyzon myersi.

Dopo alcuni giorni di acclimatamento durante i quali feci dei cambi d'acqua con acqua demineralizzata, scorsi un particolare interessamento di una femmina nei riguardi del maschio più grande: le loro dimensioni erano di circa 6 cm . per il maschio e 4 cm . per la femmina la quale aveva assunto una colorazione inequivocabilmente attraente ed i segnali lanciati dal suo ventre tremolante fecero sì che il maschio, nel giro di un giorno, assumesse i toni della livrea più sgargianti. Scelsero per la deposizione l'unica noce di cocco con l'apertura stretta (nella vasca ve ne erano altre tre, ma con l'apertura decisamente più larga) scacciando tutti gli altri esemplari nell'altra metà della vasca. Mi accorsi dell'avvenuta deposizione per il fatto che la femmina era scomparsa dalla noce da cui faceva appena capolino e dall'aumentare della aggressività del maschio nei confronti di tutti i pesci presenti, relegati ormai ad occupare un quarto della vasca.

Dopo cinque giorni vidi la femmina fuori della noce mentre apparentemente brucava alghe da un legno. I suoi colori erano molto dimessi e della macchia ventrale rosso-vino non rimaneva che una tenue traccia. Ma quello che mi fece sobbalzare era la presenza di un "mucchietto" vibrante alla base del legno, perfettamente mimetizzato tra il ghiaietto del fondo. Si trattava di un gruppetto di 13 avannotti, di cui due in evidenti difficoltà respiratorie, appena portati fuori dalla madre che mi osservava attenta da dietro il vetro della vasca facendo scattare le pinne ventrali in maniera ritmica e scuotendo la testa per brevi attimi. Il maschio era poco discosto, attentissimo anche lui, mentre gli altri Pelvica-chromis erano pressoch é scomparsi dalla vista.

Nei giorni successivi ho osservato la femmina trasportare per la vasca gli undici piccoli al pascolo su foglie e legni sempre all'interno del suo territorio originariamente difeso. Al minimo movimento davanti la vasca allerta con rapidi movimenti delle pinne la nidiata e gli avannotti si bloccano immediatamente, sparendo alla vista di possibili predatori con la loro colorazione mimetica. Integro la loro alimentazione con mangime di scaglie finemente triturato (Tetra Cichlid e Tetra Ovin), distribuito loro per mezzo di una siringa. È stupefacente come la femmina, sicuramente alla prima deposizione, compia i suoi doveri parentali nei confronti degli altri occupanti della vasca, sostituendosi nel controllo diretto dei piccoli alla femmina per brevi attimi, quando questa si sposta per cibarsi.

È questo tipo di comportamento così affascinante, forse, che ha fatto scattare in ognuno di noi ciclidofili la molla della passione per i Ciclidi.

BIBLIOGRAFIA

AA.W. Il grande libro degli acquarì , Milano, Rizzoli Ed., 1982. Cfr. specialmente il capo. 10 di SCHUBERT Gottfried: Le malattie dei pesci.
HORST LINKE e WOLFGANG STAECK: Ciclidi Africani - voi. 1: Africa occidentale, Bologna, Euraquarium, 1986. RICHTF.R HANS JOACHIM: Complete hook of dwarf Cichlids. Neptune City,
T.F.H., 1989. AXELROD HERBERT: Ttie most complete colore d Lexicon of Cichlids. Neptune City , T.P.H., 1993.

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