testo di Robero Grigoletto, foto di Claudio Barberis
I Geophagus sono diffusi nel Sud America, in particolare Geophagus steindachneri proviene dalle acque del corso superiore del Rio Magdalena e del Rio Gauca, in Colombia. Amano frequentare le acque poco profonde, dove i fondali sono ricoperti di terra molto fine, simile a sabbia. Allo stadio adulto questi pesci possiedono una livrea molto attraente: il corpo è completamente iridescente e su uno sfondo giallo arancio compaiono dei riflessi blu. La pinna dorsale, orlata di bianco, nei maschi termina con un filamento che può superare in lunghezza la pinna caudale. I maschi possono raggiungere una taglia di 18-20 centi-metri, le femmine rimangono più piccole. Altra caratteristica che distingue i sessi è la gibbosità frontale, presente soltanto nei maschi adulti. Per alimentarsi filtrano continuamente la sabbia attraverso le branchie, trattenendo così tutti i piccoli organismi che si trovano all'interno, da ciò deriva appunto il loro nome di mangiatori di terra.
La riproduzione avviene tramite l'incubazione orale materna per cui non esprimono una territorialità accentuata, non essendo costretti a difendere un substrato là dove le larve rischierebbero di essere vittime di predatori. Ho acquistato da un amico un gruppo di 5 esemplari della lunghezza di 6-7 centimetri, di cui non si distingueva il sesso, e li ho sistemati in una vasca da 300 litri con il fondo ricoperto di sabbia molto fine, in cui sassi e radici di torbiera fornivano numerosi nascondigli. Le uniche piante erano un gruppo di Vallisneria piantate al centro della vasca. L'acqua aveva una durezza media, un PH di 7-7,5, la temperatura di 28 gradi. Il filtraggio era assicurato da una pompa da 1000 litri orari ed ogni 15 giorni provvedevo al cambio parziale dell'acqua.
Una volta acclimatati i Geophagus hanno accettato volentieri l'artemia salina ed il mangime vegetale. In pochi mesi hanno raggiunto i 12 centimetri e mi è stato possibile capire che avevo 3 maschi e 2 femmine. Ben presto sono cominciate le scaramucce tra i maschi volte a destare l'interesse delle femmine. In breve tempo il maschio più grande che, a differenza degli altri, aveva già un accenno di bozza frontale, è diventato il dominante. Anche se in genere Geophagus steindachneri è un pesce poligamo ho notato che il mio maschio rivolgeva le sue attenzioni sempre alla stessa femmina. Nel corteggiarla vibrava con tutto il corpo e, gonfiando le branchie, allungava la bocca verso il basso, quasi a sfiorare la sabbia. Questo rito è durato diversi giorni fino a quando la femmina, con l'ovidotto ben visibile, si è concessa ed è avvenuta la deposizione delle uova direttamente sulla sabbia. Immediatamente il maschio le ha fecondate e ha controllato che la femmina le prendesse in bocca. Lo sviluppo completo delle larve awiene in circa 20 giorni ad una temperatura di 29 gradi. Durante questo periodo la femmina non mangia e rimane nascosta tra le rocce. Solo qualche giorno prima di liberare gli avannotti si è piazzata in un angolo della parte frontale della vasca, da dove poteva controllare i movimenti degli altri pesci.
In questa fase il maschio le si avvicina cautamente ed avviene il riconoscimento della coppia. Quando tutto sembra tranquillo gli avannotti vengono liberati e cominciano a nuotare, rimanendo comunque vicino alla madre che, in caso di pericolo, li riprende subito in bocca. La cura della prole dura per poco più di una settimana dopodiché i piccoli sono abbandonati al loro destino.
La loro crescita è molto rapida se vengono nutriti con naupli di Artemia e mangime secco in polvere. A mio modesto parere Geophagus steindachneri rappresenta, grazie al suo comportamento un'interessante e piacevole esperienza anche per chi, come me, alleva esclusivamente specie dei grandi laghi africani.