Testo e foto di Patrick de Rham
Nel 1977 avevo trovato questa specie nei fossi lungo la strada che attraversa la Pampa de Sacramento, a circa 200 chilometri da Pucallpa, nell'Alta Amazzonia Peruviana. Allora mi era sembrata simile ali' "Aequidens" aff. Rivulatus "silbersaum" della costa pacifica, ma all'epoca non avevo che una vaga idea dei Ciclidi dell'Amazzonia peruviana e nessuno li conosceva! Solo dopo qualche anno mi sono reso conto che si doveva trattare di una specie non ancora descritta ed è anche per questa ragione che l'olotipo di
Aequidenspatricki è stato preso solamente nel 1981 in un ruscello della Pampa già nominata. Ero alla testa di una spedizione internazionale composta da Han Nijssen, grande esperto di Corydoras e Loricaridi e conservatore al Museo Zoologico di Amsterdam, il compianto HJ. Franke, Jochen per gli amici, biologo della Germania dell'Est molto conosciuto per aver riprodotto per primo svariate specie di pesci gatto e Caracidi, e tre giovani biologi peruviani. Dopo aver esplorato l'entroterra di Pucallpa, ai piedi delle Ande, siamo arrivati in aereo a Iquitos dove avevamo appuntamento con l'astro nascente della sistematica dei Ciclidi sudamericani, Sven O. Kullander del Museo di Storia Naturale di Stoccolma che si sarebbe unito a noi per qualche giorno di ricerche nella regione di Jenano Herrera, lungo il corso inferiore dell'Ucayali. Prima di lasciare Iquitos gli ho dato alcuni esemplari dei Ciclidi catturati nella Pampa de Sacramento, tra cui l'olotipo di Aequidens patricki. Sven Kullander mi ha molto gentilmente dedicato la specie pubblicando la prima descrizione (in francese!) sulla Revue Francaise d'Aquariologie ed Herpétologie. La specie è stata ancora oggetto di pubblicazioni dell'autore all'interno della sua impareggiabile opera sui Ciclidi dell'Amazzonia Peruviana (1986) in cui si segnala che alcuni esemplari di questa specie erano già stati catturati a più riprese negli anni precedenti. Nel 1920 l'americano Allen catturò in un ruscello vicino a Puerto Bermudez degli esemplari di A. tetramerus che le ricerche museologiche di Kullander hanno rivelato essere degli A. patricki, così come alcuni Aequidens cf. tetramerus catturati da Lulling nei dintorni di Panguana e di Cerro Sira, nel bacino del Pachitea alla fine degli anni settanta. Infine Gosse ed il re Leopoldo III del Belgio mi hanno sicuramente preceduto nell'esplorazione della Pampa de Sacramento, visto che un Ciclide della loro collezione, catturato il 22 novembre 1965 in un ruscello tra Boqueròn del Padre Abad e Aguaytìa è lo stesso un Aequidens patricki. Da questi dati emerge che l'area di distribuzione di questo Ciclide è limitata a piccoli corsi d'acqua e paludi (pare di acqua nera) dei bacini limitrofi del Rio Pachitea ed Aguaytìa. Non si può però escludere elle questa estenda maggiormente a sud ed a nord visto che l'area pedemontana andina resta ancora una terra incognita per ciò che riguarda i pesci. In seguito sarei tornato ancora tre volte nella regione di Aguaytìa per catturare dei pésci sia per la collezione del Museo di Storia Naturale di Ginevra sia per scopi acquariofili. La Pampa de Sacramento si trova a 500 metri di altitudine ed è un pianoro coperto da una foresta acquitrinosa che la grande strada Pucallpa - Tingo Maria attraversa da est ad ovest per una ventina di chilometri in modo perfettamente rettilineo prima di insinuarsi nella spettacolare gola Boqueròn del padre Abad e varcare la Cordillera Azul, la prima catena andina che separa i bacini del Rio Ucayali e Huallaga. La località più vicina è Aguaytìa, sulla riva dell'omonimo fiume, grande affluente della riva sinistra dell'Ucayali, che oggi è considerato dai geografi il corso superiore del Rio delle Amazzoni. In questi ultimi anni la coltivazione della coca e le attività annesse alla preparazione e commercializzazione della pasta basica di cocaina hanno creato un rapido accrescimento della popolazione locale e, bisogna pur dirlo, una certa prosperità che, però, sembra già essere in declino. Agli inizi degli anni 80 Aguaytia non era che un pugno di case animate dalla presenza di qualche indio Siphibo e qualche camionista, i primi arrivati con le loro lunghe piroghe cariche di banane che i secondi caricavano sui loro camion per arrivare a Lima, al di là delle Ande, 700 chilometri più a nord. Oggi Aguaytia è diventata una città in rapida crescita con migliaia di abitanti le cui strette stradine polverose'e fangose sono ingombre di motocarri e veicoli d'ogni genere. Purtroppo questo sviluppo ha un impatto negativo sull'ecosistema forestale ed acquatico della regione, ma parlerò di questo grave problema in un futuro prossimo. Nelle mie ultime due visite il ruscello dove era stato catturato l'olotipo non era più accessibile perché scorre nel bel mezzo di un posto di controllo della Marina del Perù mandata a pacificare questa area a rischio. Fortunatamente Aequidens patricki si può catturare ancora quasi in ogni specchio d'acqua che costeggia od attraversa la strada, fossi, ruscelli o del corso d'acqua più importante della Pampa, il Rio negro. A parte l'acqua nera, questo piccolo fiume non ha nulla da spartire con il suo omonimo gigante del Brasile. Il fondo è coperto in gran parte da grossi ciottoli che, come si può vedere in ogni buca, appartengono al sottosuolo del piano che corrisponde ad un antico terrazzamento fluviale composto da materiali dilavati dalle vicine Ande. Se si eccettua un muschio sulle pietre e sui tronchi sommersi che ricorda un po' il muschio di Giava, non ricordo vere e proprie piante sommerse, mentre invece la vegetazione palustre è rigogliosa e comprende piante erbacee e legnose. Le paludi sono spesso dominate dalle grandi palme Mauritsia flexuosa. Il suolo superficiale della foresta così come il fondo delle fosse è organico. L'ittiofauna della Pampa sembra essere poco diversificata. Oltre a Aequidens patricki solo tre specie di Caracoidei si trovano comunemente: Hyphessobrycon frankei, un piccolo Caracide rosa e giallo (in acquario perde la bella livrea) descritto recentemente da Zarske e Géry e dedicato alla memoria del nostro amico "Jochen" Franke, di Gerichthys sterbae e Moenkhausia cf. simulata.
Tra le specie meno abbondanti abbiamo pescato qualche Crenicichla sedentaria ed un Gymnotus, durante la nostra visita del giugno 1996 ala Pampa avevamo notato alcuni Corydoras nel Rio Negro. Nonostante non vivano a grande profondità sono praticamente impossibili da catturare con il retino perché al minimo segnale di pericolo si rifugiano immediatamente tra i grandi ciottoli sul fondo. Nelle acque molto basse e nelle pozze isolate vivono Rivulus affinis rubrolineatus (certamente una specie non ancora descritta) e, più raro, R. peruvianus con una bella livrea a grandi punti rossi sul corpo chiaro. E' molto probabile che ulteriori spedizioni permetteranno di scoprire ancora delle altre specie. Ho portato a casa esemplari vivi nel 1984, nel 1994 e nel 1996. A parte uno tutti gli A. patricki catturati nel 1984 morirono rapidamente per una malattia contratta al contatto con altri pesci provenienti da acque bianche. Per questo non sono riuscito a riprodurre la specie in acquario, questo onore doveva toccare alFacquariofilo tedesco Ulrich Minde, partito coraggiosamente per seguire le mie tracce nel 1987 quando la regione era diventata pericolosa a causa della guerra tra le fazioni terroristiche di Sendero Luminoso e l'esercito regolare. Lui riuscì a riportare degli esemplari vivi che si riprodussero poco dopo l'arrivo in Germania. Nel 1995 il mio buon amico e titolato allevatore Pierre-Alain Leresche ottenne numerosi figli dagli esemplari che avevo catturato nel 1994 (non ho sempre il posto per tutti i pesci che riporto dai miei viaggi), ma vi voglio raccontare la storia di una coppia formatasi tra giovani soggetti che ho catturato nel 1996. Al mio ritorno dal Perù avevo sistemato gli 8 A. patricki in un acquario interamente dedicato alle specie del Rio Negro che ospitava anche 5 H. frankei, 4 M. simulata ed una ventina circa di G. sterbae. All'inizio tutto sembrava filare liscio in questa comunità, ma poi, a causa di un coperchio lasciato aperto, si sono verificati i "suicidi" di tre H. frankei e di tre M. simulata. Poi è seguito un periodo di caos per tutti i miei pesci: mie ripetute e prolungate assenze, rifacimento degli acquari dovuti ai lavori in casa e nella fish-room, nonostante tutto i miei A. patricki crescevano a meraviglia nutrendosi a scapito dei coinquilini! All'inizio dell'estate ho notato " le relazioni intraspecifiche", vale a dire che ogni tanto trovavo un cadavere nella vasca! C'è stata anche una deposizione difficile da osservare data la posizione dell'acquario. Dopo tre settimane di assenza ho trovato la coppia riproduttrice, qualche giovane ed anche un cadavere, in avanzata decomposizione... A settembre ho trasferito la coppia in un acquario tutto nuovo, sempre in compagnia di Moenkhausia e dei rimanenti H. frankei e subito dopo sono cominciati i preliminari per una nuova riproduzione, le parate e gli scavi. Al mio ritorno dal Congresso dell'AFC era ormai cosa fatta, sorprendentemente le uova erano state deposte su una foglia di Echinodorus radicans preferita ai numerosi legni e sassi. La femmina ventilava e sorvegliava circa 200 uova di color ambra mentre il maschio cacciava chiunque si avvicinasse. Tre giorni dopo sono partito per il Madagascar. Il mattino della partenza ho avuto solo il tempo per rendermi conto che le uova si erano schiuse e che le larve erano state trasportate in una buca scavata nella sabbia ai piedi dell'Echinodorus. Al mio ritorno, un mese dopo, che meraviglia! Gli avannotti erano ancora lì, si erano sviluppati normalmente e la mortalità era stata quasi nulla. Oggi, a due mesi dalla deposizione misurano 1 cm circa, hanno la forma degli adulti ed una macchia nera molto evidente sul corpo. Sono già piuttosto indipendenti anche se i genitori sembrano controllarli ancora. I Caracidi passano loro accanto senza suscitare reazioni. Quando la coppia si sposta nell'acquario circondata dalla nuvola di piccoli lo spettacolo è splendido, il maschio misura quasi 15 cm, la femmina arriva appena alla metà ma la sua livrea, con il rosso acceso e le macchie iridescenti blu-verdi, è stupefacente. Penso che questa sia certamente la specie più bella tra i veri Aequidens che sono in maggior parte originari dell'Amazzonia e del bacino dell'Orinoco. Riassumendo questa specie è molto bella, non diventa troppo grande, scava poco ed è relativamente pacifica. Penso che la compagnia di Caracidi che vivono in acqua aperta sia raccomandabile perché li aiuta a perdere un po' di timidezza. Le coppie si riproducono facilmente e sono buoni genitori. Nonostante l'acqua dei luoghi d'origine sia tenera ed acida (pH 5,6 30/49 microsiemens/cm in Minde 1988) questi Ciclidi non sembrano essere troppo esigenti per quanto riguarda i valori chimici, anche durante il periodo della riproduzione. Però i magnifici colori degli esemplari selvatici sono ineguagliabili in acquario, è una constatazione che ho sempre fatto: i pesci che vivono in acqua nera sono sempre più colorati degli altri, anche se appartengono a specie che possono vivere anche in acque chiare o bianche.
Chi fosse interessato ad ottenere qualche esemplare di A. patricki può contattare la biologa Elisabetta Dongiovanni presso l’Acquario di Genova.