testo e foto di Juan Miguel Artigas Azas
Nonostante questo Ciclide sia molto apprezzato per la sua livrea sfolgorante non conosciamo molto della sua etologia. Come per altre specie del Centro America la tassonomia è molto discussa (e non si intravede una prossima chiarificazione), ma all’appassionato può bastar sapere che il vero C. labridens è originario della valle del Rio Verde dove vive simpatricamente con N. bartoni. E’ diffuso nella parte superiore del Rio Panuco, nel bacino dei fiumi Verde e Santa Maria nello stato messicano di San Luis Potosì. Ne esistono due varianti geografiche, una che preferisce le sorgenti del Rio Verde, mentre l’altra colonizza gli altri biotopi. La prima ha la fronte dritta ed il muso pronunciato, caratteristiche adatte ad alimentarsi nelle sorgenti, mentre la forma fluviatile ha il corpo leggermente più allungato e la testa maggiormente arrotondata. Nella valle del Rio verde questo Ciclide abita anche nelle lagune che si estendono sulla pianura arida, come quella della Media Luna in cui vive simpatricamente con N. bartoni, insieme con Poecilia mexicana, Astyanax fasciatus ed Ictalurus mexicanus. Le specie alloctone come H. carpintis e Oreochromis aureus sono abbondanti, ma diffuse solo in alcune lagune. Il fondale di questi habitat è ricoperto da strati di detriti ed in alcuni casi da melma, la vegetazione è rara, costituita soprattutto da ninfee.
L’acqua delle sorgenti e delle lagune è molto trasparente e ha una temperatura costante (tra 26° e 32° C a seconda del luogo), con una durezza superiore a 50 dGH e pH oltre 7,5. Il Rio Verde invece ha una visibilità ridotta con temperature che variano tra i 20° ed i 28° C a seconda della stagione. la durezza è inferiore a quella delle sorgenti mentre il pH è simile.
Questo Ciclide passa il suo tempo vicino al fondale in cerca di chiocciole, il suo alimento preferito. Durante questa operazione la sua livrea diventa quasi totalmente nera con una puntinatura azzurra lungo il corpo. Il “C”. labridens conduce un’esistenza solitaria, anche se a volte gli esemplari adulti sono accompagnati da un gruppetto di giovani che catturano le lumache più piccole scartate dall’adulto. Questo pesce smuove il fondo con le pinne e cattura con il muso la lumaca che tritura con la possente muscolatura branchiale e poi espelle dagli opercoli la sabbia ed i gusci triturati.
Invece nei fiumi i “C”. labridens pascolano in piccoli gruppi, composti da animali di diverse età, nelle zone di maggiore corrente cercando tra i sassi piccoli invertebrati, soprattutto gamberi, che ingoiano con un sol boccone. In questa varietà la livrea non si scurisce.
La forma che abita le lagune e le sorgenti, date le condizioni stabili, si riproduce durante tutto l’anno, anche se la maggiore attività è concentrata tra gennaio e giugno nella stagione secca, con temperature leggermente più alte. La maturità sessuale viene raggiunta intorno ai 15 cm di lunghezza, ad un anno e mezzo d’età. I due partner scelgono insieme il territorio al cui interno troveranno un substrato per deporre le uova, di solito la lamina inferiore di una foglia di Ninfea od un piccolo sasso riparato. E’ soprattutto la femmina a dedicarsi all pulizia del substrato, per poi deporre circa 300 uova giallo arancioni di 2 mm di diametro. Le uova adesive sono attaccate senza soluzione di continuità su superfici capovolte od inclinate per evitare l’accumulo di detriti.
La femmina le ventila costantemente mentre il maschio pattuglia il territorio, anche se non con grande coraggio, infatti spesso all’avvicinarsi di un grande pericolo è il primo a fuggire! Dopo circa 2 giorni le uova si schiudono e le larve sono trasportate in una buca alla base del substrato di deposizione, dove rimarranno altri 5 giorni fino a che non avranno consumato il sacco vitellino.
Quando cominciano a nuotare gli avannotti seguono il maschio attraverso il territorio, senza però ritornare nel luogo della deposizione. Il padre guida il branco agitando il corpo e le pinne, la madre rimane sospesa sopra i piccoli, durante questa fase la fatica delle cure parentali grava maggiormente sul maschio, anche se la sua compagna lo aiuterà ad affrontare i pericoli. per alimentare i piccoli i genitori a turno s’insabbiano per smuovere il detrito organico sul fondo sollevando una nube in cui gli avannotti si tuffano. Se si avvicina un potenziale predatore i genitori guidano immediatamente il branco al riparo sotto le foglie di Ninfea. Intorno ai 2 cm di lunghezza gli avannotti abbandonano il padre essendo in grado di sopravvivere autonomamente e si spostano tra le piante acquatiche. Dopo qualche mese si uniranno agli adulti in cerca di lumache. I due partner, terminato l’allevamento della prole, si dividono e tornano alle loro precedenti abitudini.
I predatori potenziali del “C”. labridens sono molti, anche se nessuno lo preda in maniera specializzata, come il Martin Pescatore ed altri uccelli acquatici, gru, tartarughe e serpenti. Le popolazioni locali pescano esclusivamente l’Oreochromis aureus e quindi non costituiscono un pericolo. Essendo una specie molto aggressiva non può essere allevata in acquari inferiori ad 150 cm di lunghezza, se si hanno dei soggetti selvatici è indispensabile osservare un periodo di quarantena. L’alimentazione non è un problema anche se è bene evitare cibi molto grassi e con proteine derivate da mammiferi che possono provocare disordini intestinali. Le caratteristiche chimico fisiche dell’acqua non sono fondamentali, basta avvicinarsi ai valori degli habitat naturali, mentre sono importantissimi cambi d’acqua parziali per mantenere ottima la qualità dell’acqua, pena la perdita d’appetito ed un indebolimento che porterà allo scatenarsi di varie patologie.
Spero con questo articolo di aver invogliato qualcuno ad allevare questo stupendo Ciclide che è in pericolo, lo sfruttamento d’acqua delle sorgenti per uso umano sta facendo scomparire i suoi habitat e quelli di molte altre specie.
Bibliografia:
Miller, R.R. & Taylor, J.N., 1983: “Cichlid fishes (Genus Cichlasoma) of the Rio Panuco Basin, eastern México, with description of a new species.” Occasionally papers of the Museum of Natural History, the University of Kansas 104; pp 1-24.
Velasquez Navarro, C., 1984: “Rioverde, la ciudad y el valle, Ayuntamineto del Rio Verde, S.L.P. pp 6:11.