di Francesco Valentini

Da circa sei anni ospito ciclidi nelle mie quattro vasche che vanno da un minimo di 70 litri a un massimo di 240 litri. L'acquario più piccolo ha ospitato una coppia di Steatocranus casuarius che in un anno si sono riprodotti quattro volte.

Al momento la coppia riproduttrice che, per inciso è la "nonna" in quanto i suoi figli si sono a loro volta riprodotti, è ospitata da un amico, mentre nell'acquario che fu loro, ospito una piccola colonia di Neolamprologus ocellatus (un maschio e quattro femmine). Tranne una coppia di Scalari che allevo insieme con tre Papiliochromis ramirezi, nelle altre due vasche ospito ciclidi africani e, fra questi, Teleogramma brìchardi: ciclide reofilo, originario del fiume Zaire, la cui localizzazione è limitata ad una piccola area a sud-est di Kinshasa. A monte ed a valle del suo areale vivono specie congeneri: Teleogramma gracilis, depressum e monogramma, l'unico che vive a monte dell'area di origine di T. brìchardi. L'acqua in cui vive è ricca di ossigeno, il pH è compreso fra 7.0 e 7.5, è un acqua relativamente tenera e la temperatura è compresa fra 26 e 28 C. La loro localizzazione in zone ad elevata turbolenza (rapide), ha fatto involvere la vescica natatoria, cosicché, riducendo la galleggiabilità, possono restare al fondo senza essere disturbati dall'eccessivo movimento dell'acqua. E' un ciclide dal corpo slanciato, la livrea varia dal grigio bruno al nero grafite, ed a volte, a seconda dell'umore, mostra strie verticali più scure. I sessi sono facilmente riconoscibili: la sottile orlatura bianca, comune in entrambi i sessi, continua inalterata nella pinna caudale del maschio, mentre la pinna caudale della femmina mostra un allargamento della striscia bianca che arriva ad occuparne il terzo superiore. Inoltre, la femmina mostra un area di color salmone sul ventre che diventa molto più evidente proprio nel periodo riproduttivo.

Riuscire a reperire Teleogramma brìchardi dalle mie parti è impresa abbastanza ardua , ma infine, grazie soprattutto al mio amico e rivenditore di fiducia, ne potei acquistare tre esemplari adulti, un maschio e due femmine.

Con qualche perplessità, data l'elevata aggressività intraspecifica di questi ciclidi, che dividono il territorio solo nel periodo riproduttivo, allestii una vasca da 130 1. circa usando sabbia silicea, un grosso legno di torbiera poggiato direttamente sul fondo, altri legni di dimensioni ridotte, rocce disposte a formare un massiccio roccioso degradante verso la sabbia, due gusci di noce di cocco e tre piantine di Anubias barteri. Dopo poco i tre esemplari riamsero due, in quanto dovetti allontanare una delle due femmine che era stata confinata nelle aree più superficiali della vasca. I due adulti rimasti si collocarono in aree opposte, ignorandosi tranquillamente; ritengo che l'aver posizionato il grosso legno abbia di fatto diviso in due l'acquario, rendendo possibile la convivenza dei due esemplari, supplendo al divisorio di cui parla la Bailey nel lavora pubblicato su "Cichlids Yearbook".

Con il passare del tempo, però, i due adulti iniziarono ad incontrarsi sempre più spesso, e sempre nel territorio della femmina, che di fronte all'ingresso della sua noce di cocco, si lasciava andare ad inequivocabili vibrazioni di tutto il corpo, mentre la zona ventrale rossa si "accendeva".

Non potei mai verificare la presenza di entrambi gli adulti nella stessa noce di cocco, né la presenza di uova; del resto ero abbastanza scettico su quanto sarebbe potuto accadere, sebbene l'atteggiamento della femmina era apparentemente inequivocabile. Le visite del maschio divennero sempre più frequenti, fin quando in un pomeriggio di una estate precoce, davanti ad i miei occhi, increduli, c'era un gruppetto di circa venti avannotti non più lunghi di qualche millimetro, che si muovevano compatti, quasi saltellando, seguendo gli adulti. Li nutrii come potevo, e cioè con cibo industriale per avannotti, dispensato fino a sei volte al giorno, mentre osservavo il comportamento degli adulti.

La femmina era diventata molto intraprendente, e se mi accostavo al vetro della

vasca, invece di nascondersi, mi veniva incontro con aria di sfida; il maschio, invece, nelle tarde ore del pomeriggio si incaricava di portare a spasso la prole. Spesso gli adulti, ora, dividevano anche 10 stesso sasso, inoltre, al minimo segnale di pericolo era il maschio ad affannarsi per mettere al sicuro la prole. Esattamente 11contrario di quanto potetti constatare con gli S. casuarius, il cui maschio "aggrediva" attraverso il vetro il ditino puntato verso di lui della mia figlia più piccola, mentre la femmina curava gli avannotti, decidendo se era o meno il caso di raccoglierli nella noce di cocco con poderosi movimenti del capo. Anche il periodo complessivo di cure parentali fu più breve nei Teleogramma che dopo circa venti giorni iniziarono a disinteressarsi della prole, mentre gli avannotti conquistavano dei microterritori dove ripararsi da occhi indiscreti.

Durante i pasti, venendo fuori dai loro nascondigli, gli avannotti, che non misuravano più di un cm o poco più, mostravano una chiara insofferenza reciproca.

Allo stato attuale, purtroppo, in acquario vivono sei superstiti, in quanto sia i riproduttori che gli altri avannotti sono stati uccisi dal caldo torrido della scorsa estate. Mi resta il rimpianto di non aver potuto fotografare o riprendere i momenti della riproduzione. Ma tant'è. Ora spero di portare a maturità gli avannotti superstiti che attualmente misurano circa 4/6 cm e chissà che, un giorno, trovando in commercio altri esemplari, si potesse tentare la riproduzione.

Ringraziamo Francesco per le fotografie che aveva inviato. Purtroppo però le scansioni sono risultate inutilizzabili.

Torna indietro