di Mary Bailey

Rispetto al più famoso e diffuso Steatocranus casuarius, S. tinanti, al pari di un buon numero di ciclidi reofili del fiume Congo (in Zaire) (come: Teleogramma brichardi e Lamprologus congoensis), è una vera e propria novità tra i pesci provenienti da questo bacino. Per molti anni la situazione politica dello Zaire non ha permesso la cattura e l'esportazione dei pesci ornamentali; inoltre, chi vorrebbe allevare un ciclide di forma strana, spesso grigiastro, al posto dei coloratissimi ciclidi del lago Malawi o Tanganika? Ciò nonostante piccoli quantitativi di Ciclidi dell'Africa occidentale iniziarono ad arrivare in Europa dai primi anni ottanta, inoltre la pubblicazione del libro di Linke e Staeck (Tetra) nel 1981 ha contribuito a creare maggiore interesse intorno a questi pesci. S.tinanti, tuttavia, continua ad essere considerato come un pesce per specialisti.

Distribuzione ed habitat.

Steatocranus tinanti vive nelle rapide del corso inferiore del fiume Congo (Zaire) in Africa occidentale. Il tratto intermedio di questo fiume, il più largo corso d'acqua nella porzione più a sud del continente africano, è ampio, caratterizzato da lenta corrente ed attraversa per migliaia di chilometri delle bellissime pianure; il tratto inferiore del fiume, tra la sua confluenza con il Kasai presso Mamouth e Matadi circa 400 km a valle è forzato attraverso zone più rocciose. Tra Kinshasa, la capitale dello Zaire, e Matadi ci sono non meno di 32 zone con rapide e cascate ed un dislivello totale di 300 metri su una distanza di 350 km. S.tinanti vive nelle rapide subito a valle di Kinshasa, ma non si conosce in quanti altri sistemi di rapide del tratto inferiore del fiume Congo esso abiti. Inoltre questa specie è presente a nello stagno di Malebo (precedentemente denominato Stanley), una zona a monte di Kinshasa dove il fiume incontra delle enormi formazioni rocciose, dei veri e propri argini sommersi, ed allarga il suo letto. Il termine stagno è quindi ingannevole! In alcune aree infatti ci sono enormi formazioni rocciose e forti correnti, proprio in questi ambienti è facile osservare S. tinanti ed altri ciclidi reofilici come Teleogramma brichardi; è presso lo stagno di Malebo, zona più facilmente accessibile, che vengono catturati i pesci poi venduti per il mercato ornamentale.

L'acqua presso Kinshasa è tenera e leggermente acidula; più a valle il pH aumenta di poco a causa degli apporti degli affluenti che scorrono in zone più calcaree, questo fatto può spiegare l'erronea credenza per la quale tutti i ciclidi del basso corso del fiume Congo necessitassero acque leggermente alcaline. Ricordate, tuttavia, che la maggior parte dei ciclidi che raggiungono l'Europa e le nostre vasche vengono pescate presso lo stagno di Malebo, incluso S. tinanti. La temperatura dell'acqua, d'altro canto, diminuisce da Kinshasa (26-29 C) verso valle, probabilmente a causa del raffreddamento dovuto alle turbolenze a cui va incontro l'acqua nelle rapide ed a causa dell'apporto di acque fredde dai torrenti montani. L'ossigeno disciolto è prossimo ai livelli di saturazione. Non esistono dati in merito alla qualità di queste acque, che è sicuramente peggiorata negli ultimi dieci anni a causa dei numerosi scarichi presenti sia a Kinshasa che a B razza ville, capitale della Repubblica del Congo (sulla riva opposta del fiume). Bisogna sottolineare come, considerate le dimensioni del fiume Congo, l'inquinamento dovuto alle industrie ed all'agricoltura sia probabilmente ancora di ridotta entità, ciòè forse dovuto all'alto fattore di diluizione a cui vanno incontro gli inquinanti in questo bacino.

Una reputazione immeritata.

Sebbene S.tinanti sia. un pesce piuttosto piccolo- i maschi più grandi raramente superano gli 11 cm di lunghezza totale-ha bisogno di acquari di notevoli dimensioni a causa della sua "struttura sociale". Non forma coppie stabili, si dice sia naturalmente poligamo, sebbene le osservazioni in acquario debbano ancora confermarlo. Una coppia in riproduzione occupa un piccolo territorio al cui centro si trova una buca di deposizione. Se costretti in vasche di piccole dimensioni il maschio si dimostra molto aggressivo nei confronti della femmina, causandone a volte anche la morte. Siccome la buca di deposizione è usata per l'accoppiamento la presenza della femmina nelle sue vicinanze è accettata dal maschio solo se questa è pronta alla deposizione. I primi tentativi di allevamento in acquario (di circa 60 x 30 cm) apparentemente appropriati alla taglia di S. tinanti si sono generalmente rivelati dei veri e propri disastri ed hanno fatto guadagnare a questo pesce una fama del tutto immeritata. In acquari spaziosi (almeno 120 x 20 o 25 cm) che permettono alla femmina di mantenere le dovute distanze fino al momento in cui è pronta all'accoppiamento non si riscontra alcun problema. Questi pesci non sono aggressivi verso altre specie, se non nei pressi della buca da loro scavata durante il periodo della riproduzione. Siccome altri pesci reofili del Congo ,come Teleogramma brìchardi, hanno le medesime abitudini, è possibile ricreare una comunità pacifica di 2-3 paia di specie diverse.

Come ricreare il biotopo.

Le caratteristiche chimico-fisiche dell'acqua dovrebbero avvicinarsi il più possibile a quelle riscontrate in natura, sebbene S. tinanti si sia riprodotto con successo anche in acque con durezza totale 15 dH e pH intorno ad 8! Una temperatura di 25-26 Cè adatta sia per l'allevamento che per la riproduzione.

La qualità dell'acqua dovrebbe essere eccellente (nitriti e ammoniaca assenti, nitrati inferiori a 25 ppm), e mantenuta a questo livello grazie a cambi settimanali del 25-30%. Sebbene una alta concentra-zione di ossigeno disciolto sia fondamentale, non è necessario ne auspicabile creare delle foltissime correnti nell'acquario - ciò causerebbe solamente il nascondersi dei pesci in punti riparati dove sarà impossibile vederli, sebbene questo è ciò che accade in natura! Questi pesci presentano delle caratteristiche morfologiche che li rendono adatti a spazi ristretti sul fondo ai margini delle correnti principali. Qualora si allevi un gruppo numericamente ridotto di individui è possibile mantenerli in ottime condizioni di salute e raggiungere la riproduzione anche con sistemi di filtraggio molto semplici come il filtro sottosabbia, supportato da delle comuni pietre porose.

L'acquario va arredato con moltissime pietre, meglio se grandi rocce modellate dall'acqua, poste le une sulle altre in modo da creare numerosi nascondigli, visto che S.tinanti ama riposarsi in cima alle rocce dove può sorvegliare il suo territorio. Il substrato per il fondo dovrebbe essere sabbioso e non dovrebbe alterare la durezza dell'acqua, sebbene l'utilizzo di tipi diversi di sabbia non ha mai fatto registrare particolari differenze. Le piante sono poco adatte.

Si riteneva che S.tinanti si alimentasse di alghe, ma in acquario non ho potuto confermare queste ipotesi: Se delle alghe sono state rinvenute nei contenuti stomacali ciò può essere dovuto al fatto che queste siano state ingerite contemporaneamente a larve di insetti: S.tinanti è infatti piuttosto ghiotto di invertebrati come i vermi bianchi (Enchytmeus) ed i lombrichi, l'utilizzo di questi organismi come cibo per lo S. tinanti è ottimo poiché sembra predìsporli all'accoppiamento.

Corteggiamento ed accoppiamento.

E' raro osservare qualsiasi forma di approccio amoroso, ma quando maschio e femmina s'incontrano, il primo drizza sempre la sua pinna dorsale. Di solito la spia che qualcosa di interessante sta per accadere è che entrambi i pesci occupano una unica caverna, normalmente quella del maschio, invece di vivere separati. Questa coabitazione a volte può portare a degli ulteriori eventi di scavo di piccole buche, in relazione a quanto la femmina sia soddisfatta o meno della sua nuova residenza. Le 20-60 grandi uova (grandi quanto quelle di un incubatore orale) vengono deposte sul soffitto della caverna, occasionalmente su una roccia sul fondo, e vengono curate dalla femmina, sebbene il maschio non si allontani del tutto dalla caverna. Le uova schiudono dopo 5 giorni ad una temperatura di 26 C e le larve iniziano a nuotare liberamente dopo altri 7 giorni. I giovanili sono lunghi circa 1 cm e possono essere nutriti con naupli di Anemia appena schiusi, piccoli vermi, Ciclopoidi e piccole dafnie. La ragione della grande taglia dei giovanili (e quindi anche delle uova) è probabilmente dovuta al tentativo di garantire maggiori probabilità di sopravvivenza alla prole in un ambiente relativamente ostile, nel quale giovanili più piccoli non riuscirebbero ad integrarsi prontamente nei gruppi di piccoli pesci che si riuniscono assieme per sfuggire ai predatori.

Prima di abbandonare la tana dei genitori, 1-10 giorni dopo aver iniziato a nuotare liberamente, in relazione al comportamento più o meno allarmante dei genitori, le larve formano una nuvola compatta, solitamente al di sopra di una grande roccia, spesso sul tetto della tana. In questo periodo la femmina si fa un poco da parte, mentre il maschio rimane vicino alle larve, riposandosi occasionalmente su una roccia vicina, ed allontana qualsiasi intruso. Perfino ora il territorio di riproduzione rimane piccolo, raramente raggiunge i 40-50 cm di diametro, quindi i coinquilini non vengono molestati a patto che non si avvicinino troppo. La notte le larve vengono nascoste di nuovo nella tana, la femmina entra con loro, mentre il maschio protegge l'entrata. La difesa della prole è notoriamente meno vigorosa se non sono presenti altri pesci nelle vicinanze ed in questi casi alle larve è concesso un maggior grado di libertà.

Dopo alcune settimane le larve iniziano a disperdersi ed è meglio catturarle prima di questo momento, altrimenti sarà difficile farlo senza smantellare tutti gli arredi dell'acquario. Tuttavia se si dispone di spazio sufficiente nella vasca è possibile lasciare le larve con i genitori poiché questi non le allontaneranno e non rappresenteranno una minaccia per queste ultime. S. tinanti non è mai stato importato massivamente e non viene quasi mai riprodotto, quindi è poco considerato in acquariofilia. Certamente non è coloratissimo, ma il suo carattere ed il comportamento interessante gli fanno meritare un grado maggiore di attenzione, sarebbe un peccato veder scomparire, anche solo temporaneamente, questo pesciolino dalla scena.

 

 

La posizione tassonomica di Steatocranus tinanti

Ci sono molte buone ragioni per dubitare della validità della posizione tassonomica attuale di Steatocranus tinanti e S.irvinei. Dal 1976 questi pesci furono inseriti nello stesso genere, Leptotilapia, che successivamente fu dichiarato sinonimo di Steatocranus da Roberts & Stewart in un articolo sui pesci delle rapide del fiume Congo, al di la di evidenti differenze morfologiche e nei caratteri meristici evidenziate da questi Autori. Studi successivi compiuti da acquariofili hanno documentato differenze comportamentali, particolarmente durante l'accoppiamento. Questi fattori suggeriscono come linee separate siano coinvolte.

Inoltre non c'è l'evidenza di una stretta relazione tra S.tinanti e S.irvinei. Le similarità sono piuttosto superficiali e la distribuzione di S.irvinei, endemico del bacino del Volta in Ghana, quindi circa 2,000 kilometri distante dal Congo, è difficile da spiegare in termini di progenitori comuni. E' più credibile pensare ad un caso di evoluzione parallela in biotopi simili.

Ciclidi reofili.

L'aggettivo reofilo significa amante delle correnti ed è proprio di quei pesci che vivono in acque molto veloci, particolarmente nelle rapide. I Ciclidi reofili più famosi sono quelli che hanno come antenati quelli appartenenti alla tribù dei Tilapinii, principalmente dal fiume Congo (Zaire), quindi i generi Steatocranus e Teleogramma ed i Lamprologus fluviali, ma ce ne sono altri, su entrambi i lati dell'Atlantico. Questi ricadono in due gruppi: specie molto adattate alla vita nei fiumi dove si osservano substrati rocciosi e forti correnti, di solito contraddistinti da un corpo molto allungato ed una vescica natatoria piccola; e quelli poco modificati, che si trovano nelle zone dove la corrente è ridotta e che quindi vengono definiti erroneamente reofili.

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