testo di Stefano Ornano e foto di Claudi Barberis

Le specie che compongono il genere Xenotilapia possono dividersi in due gruppi, il primo composto da incubatori monogami e il secondo, a cui appartiene la X. spiloptem, composto da incubatori biparentali.

La zona originaria di questa specie è stata individuata a Nkumbula Island vicino a Mupulungu in Zambia, ma la sua distribuzione sembra estendersi anche lungo le coste della Tanzania e dello Zaire: in particolare, la X. spiloptem qui rappresentata ha il suo habitat nella zona di Ndole Bay in Zambia.


Fasi della riproduzione

Il fatto che sia stata colonizzata una parte così grande del lago e che, durante il periodo della riproduzione, non si allontani dal suo habitat roccioso, ha portato all'esistenza di numerose varianti geografiche che si distinguono fra loro quasi esclusivamente per la colorazione assunta dalla pinna dorsale.

X. spiloptem vive nella zona detta intermedia, cio è composta da zone sabbiose e rocciose, dove, radunata in gruppi, anche abbastanza numerosi, si alimenta setacciando il substrato sabbioso. Infatti, questo pesce è un vero e proprio "filtratore di sabbia", nel senso che, per nutrirsi, si riempie la bocca di sabbia che espelle poi dalle branchie, trattenendo tutte le particelle nutritive (piccoli invertebrati come larve di insetti).

I gruppi di X. spiloptera, al momento della riproduzione, si dividono in numerose coppie, ciascuna delle quali fa la sua e difende una fetta di territorio. A proposito del periodo della riproduzione non si sa se esista una stagione particolare nel corso dell'anno oppure se questa dipenda da uno stimolo nato da uno dei membri del gruppo (Ad Konings). Incuriosito da questo ciclide, dalla sua capacità di stare in coppia anche dopo più riproduzioni, ma soprattutto dal fatto che, rientrando nella categoria degli incubatori biparentali, la femmina è solita passare, dopo un certo numero di giorni, le larve al maschio, ho acquistato due coppie adulte provenienti dallo Zambia che in seguito, grazie all'aiuto di alcuni libri, ho potuto stabilire essere originarie della zona di Ndole Bay.

I maschi avevano raggiunto una lunghezza di circa 8- 9 cm , mentre le femmine erano sensibilmente più piccole (circa 6 cm ); oltre a ciò non notai a prima vista altri elementi che mi permettessero di appurare quale fosse il maschio e quale la femmina. Naturalmente la cosa migliore per eliminare qualsiasi dubbio è quella di controllare le aperture genitali; infatti la femmina presenta uno dei due orifizi (quello più vicino alla pinna anale) più grande dell'altro; diversa dimensione che risulterà ancora più evidente dopo che la femmina avrà deposto almeno una volta. Con il corpo ricoperto da una notevole quantità di puntini di colore viola su fondo chiaro, la pinna caudale trasparente e bordata di nero, la pinna anale e le pettorali di colore tendente all'azzurro, questa variante geografica si caratterizza per una macchia nera sulla pinna dorsale. Le due coppie sono state messe in un acquario di circa 700 litri , con un trio di Ophtalmotilapia nasuta "Tiger" e un gruppo di Cyprichromis sp. kitumba. Nel giro di qualche giorno una delle due coppie ha fatto sua la zona centrale dell'acquario coperta esclusivamente di sabbia, segregando l'altra negli angoli della vasca. A questo punto, visti i ripetuti attacchi a cui era sottoposta la coppia dominata, ho deciso di trasferirla in un altro acquario. La coppia dominante, perfettamente a suo agio, dopo qualche settimana ha dato inizio alla riproduzione. E' difficile prevedere quando questa avverrà , in quanto qui viene a mancare il costante ed intenso corteggiamento da parte del maschio, come avviene ad esempio nel genere Ophtalmotilapia e Tropheus. Questa, pare, sia preceduta dall'apparire sia nel maschio che nella femmina di alcuni segni neri sopra e sotto l'occhio e da una striscia verticale, sempre di colore nero, nel bulbo oculare.

Viene a mancare anche un vero e proprio nido: la femmina si limita a pulire una zona di fondo sabbioso sulla quale poi avverrà la deposizione. Giunto il momento il maschio, dopo avere conquistato e difeso un piccolo territorio, si posiziona dietro la femmina a una distanza di qualche centi-metro, in attesa del momento in cui potrà fecondare le uova. La femmina appena deposto si allontana, permettendo così al maschio di avvicinarsi e di fecondare le uova che troverà sul substrato sabbioso. Una volta fecondate, le uova vengono prese in bocca dalla femmina, anche se talvolta è accaduto che alcune di queste fossero raccolte in un primo tempo dal maschio e soltanto successivamente passate alla compagna. (Potrebbe essere questo un modo per sottrarre le uova più velocemente ad eventuali predatori?). Tutto ciò potrà ripetersi più volte, fino a giungere ad un numero di uova così fecondate che varia dalle dieci alle quaranta, numero che dipende dalla quantità di uova che la femmina riesce a tenere in bocca, Fino ad ora ho potuto assistere a diverse riproduzioni: talvolta si è verificato il passaggio delle larve dalla femmina al maschio, altre volte no.

Nel primo caso, dopo dieci-dodici giorni, la femmina ha sputato le larve davanti alla bocca del compagno, il quale le ha prontamente raccolte per poi risputarle, ormai completamente formate, dopo circa due settimane. (Mi è anche capitato di assistere ad un duplice passaggio dalla femmina al maschio e in un secondo tempo dal maschio alla femmina):

Nel secondo caso invece, è stata la femmina a portare avanti da sola fino alla fine la covata, durata quattro settimane. E' interessante notare come il numero di piccoli che ho raccolto, nel caso di passaggio di questi dalla femmina al maschio, sia decisamente minore di quello raccolto in assenza di questo. Probabilmente molti piccoli quando si trovano fuori dalla bocca della madre e non penso che il fatto di passarsi, nell'arco di diverse settimane le larve da un pesce all'altro, nasca dall'esigenza di consentire ad entrambi la possibilità di nutrirsi.

Dopo circa tre settimane di incubazione sono solito pescare la femmina dall'acquario e farle "sputare" i piccoli in una bacinella (questo al fine di salvarne il maggior numero possibile). Per qualche settimana li nutro con naupli di anemia per poi passare, quando questo hanno raggiunto ormai una misura di circa 2 cm , al mangime surgelato (artemia, mysis) e in scaglie. La loro crescita non è molto rapida, infatti nel giro di un anno raggiungono i 5 cm nonch é la maturità sessuale.

BIBLIOGRAFIA

Ad Konings, Tanganyika Cichlids, Les se-crets du Tanganyika, Cichlids year-book voi. II
Hans Joachim Errmann, Die Buntbarsche derAlten Welt Tanganyikasee.

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