testo e foto di Giorgio Melandri

 

 

 

 

Jean Claude Nourissat è una persona speciale. Ha l'aria tranquilla di chi è in pace con il mondo, e nel mondo viaggia ogni anno, lui che non parla inglese, alla ricerca di pesci ed emozioni. Jean Claude fa dei racconti appassionati e straordinari dei suoi viaggi. Non ama scrivere e fare articoli e forse ha ragione lui, perché quello che trasmette di persona ha qualcosa di magico. I viaggi li fa per il piacere di farli, per i pesci, per stare in acqua. Quando torna detta ad un registratore degli appunti e qualcuno, mentre lui si occupa delle sue vasche e delle sua conquiste, scrive gli articoli. Non è facile raccontare Jean Claude, la grande passione a cui lui ha consacrato la sua vita, l'attrazione che ha per la natura e per i pesci. La passione di Jean Claude è quotidiana, tutti i giorni sempre lo stesso incanto.

Tutti gli anni, al congresso dell'AFC, Jean Claude ci ha invitato da lui. Lo ha fatto anche al congresso del 98, quando la nostra conoscenza si è arricchita dei tre giorni passati insieme a Faenza. Lo si era detto tante volte e poi, per un motivo o per l'altro, si era rimandato. Quest'anno a luglio, così senza tanti anticipi e programmi si è miracolosamente deciso: la prossima settimana si parte; due giorni da Jean Claude in una di quelle bellissime e faticosissime gite che organizziamo ogni tanto. Telefono a Jean Claude che è ben contento di vederci ed ospitarci per due giorni. Tutto deciso dunque: mercoledì 7 e giovedì 8 luglio con una formazione tutta AIC: Livio Leoni, Paolo Salvagiani ed io. Il viaggio è un attimo, così parlando di pesci, pozze, laghi, acquitrini, evoluzione, speciazione, DNA; cose così. Nel primis-simo pomeriggio siamo a Solliès-Pont vicino a Toulon, in Provenza. Jean Claude abita qua vicino, in collina.

Seguiamo le indicazioni che Jean Claude ci da al telefono e ci arrampichia-mo su. Imbocchiamo una stradina sterrata che sale tra gli alberi di fico in un continuo e assordante cantare di cicale. Jean Claude ci viene incontro. La casa è bellissima, di pietra, luminosa e circondata da un giardino che si affaccia sulla vallata. Ci sono tanti oggetti che testimoniano la passione per i viaggi. Tutto ha un sapore familiare eppure esotico. Vi sono i fiori di Nicole, una voliera, le piante venute da ogni parte del mondo. Beviamo qualcosa nel giardino dove le cicale non danno tregua un attimo. Adesso tocca ai pesci. Ma dove sono?

Jean Claude ha costruito una struttura che è il sogno di qualsiasi acquariofilo. Una serra quadrata, molto alta, che ha al centro un laghetto circondato da alberi e piante esotiche e intorno tre costruzioni dove sono sistemate le vasche. I pesci in genere passano l'estate all'aperto, nelle grosse vasche che sono piazzate un po' dappertutto intorno alla casa, ma Jean Claude, quando ha saputo che saremmo venuti ha sospeso il trasferimento per permetterci di vedere meglio i pesci. Che dire, siamo senza parole. La prima vasca che vediamo ci inchioda per 20 minuti. E' grande ed è illuminata, come anche le altre, attraverso un lucernario costruito proprio in corrispondenza della vasca. La luce del sole si muove sul fondo e sui bellissimi 'giganti' che ci guardano immobili. L'arredamento delle vasche non è estremamente curato ed è lì più per i pesci che per chi li guarda. Via via vediamo tutte le vasche, tutti i pesci e poi di nuovo, e ancora e ancora, fino alle sette di sera. Pian piano Jean Claude ha cominciato ad occuparsi dei suoi doveri di allevatore e ci ha lasciato soli, liberi di girare e fotografare. C'è tutto quello che abbiamo sempre sognato di mettere assieme, c'è una passione che riconosciamo e in più c'è la magia dei viaggi, dei racconti, di un modo di vivere l'acquariofilia che passa attraverso un grande amore per la natura. La natura entra qua dentro, esplode. Gli alberi hanno ormai raggiunto il tetto della serra. Le piante intorno al [aghetto sono piene di piccole raganelle; ne vedi prima una, per caso, poi un'altra, e ancora, ce ne sono dappertutto. C'è anche un angolo dedicato alle orchidee che vengono spruzzate ogni 30 minuti da un nebulizzatore. Jean Claude lascia le porte aperte perché le raganelle, le rane, i gechi e gli insetti entrino dentro, perché gli piace annullare il confine tra questo suo mondo e quello fuori. Non è certo di quegli acquariofili che vedono l'acquario come un mondo asettico, artificiale, pieno di tecnologia e di ordine. No, qui il gioco è un altro, è la natura. Non c'è accanimento. Non importa se il nome di una specie non si ricorda. Non è importante essere l'unico ad avere una certa specie. Il piacere è un altro, è condividere queste cose con chi ha passione, è avere una bellissima scusa per fare i viaggi. E' scoprire che la serra è piena di raganelle.
La mattina dopo siamo di nuovo in serra, siamo ancora ingordi. Jean Claude ci lascia fare, siamo noi ogni tanto che lo cerchiamo per chiedere, chiedere. Pranziamo all'aperto, alle cicale ci siamo ormai abituati. La bottiglia di rosé che Jean Claude apre per il pranzo ci ricorda che siamo in Provenza. Ci accorgiamo di essere ospiti graditi; si sta a tavola a lungo, senza nessuna fretta. Si parla, si gode del clima caldo e secco, leggermente ventilato. Nicole parla del prossimo viaggio; passerà delle ore ad aspettare Jean Claude e Patrick de Rham che pescano, nuotano, si perdono. Patrick è amico caro e compagno di tanti viaggi. A Jean Claude piace soprattutto la cultura che Patrick ha per la natura in generale, piante comprese.

Siamo oramai in partenza, non resta che pescare qualche pesce da portare in Italia. Tu che prendi? Io prenderei su tutto. Jean Claude ci accontenta, e comincia a trafficare con reti e sacchetti. Ride quando capisce che vorremmo pagare i pesci e inventa un complicato conto che, guarda caso, viene zero tondo. Partono con noi 6 Thorichtys ellioti, tre Geophagus sp 'red hump', 6 Archocentrus sp. "Joyoa", 6 piccoli "Cichlasoma" salvini e degli avannotti di Pseudocrenilabrus nicholsi. Ah dimenticavo!, la Hydrocotyle di Livio. E' ora di andare, si saluta Jean Claude, l'esperto alla mano.