testo di Andreas Spreinat

AndreAS Spremat: Dottor Ribbink, si occupa ancora del lago Malawi o dei suoi Ciclidi?

Tony Ribbink: Certamente! Stiamo realizzando un programma del WWF nel Parco Nazionale del lago Malawi e curiamo la formazione di collaboratori, spaziando dall'assistente tecnico al ricercatore universitario. Ci occupiamo principalmente di temi come l'educazione ambientale o lo studio di pesci del lago Malawi interessanti per gli acquariofili, come pure di bilarziosi e di pesci sfruttabili ad uso alimentare.

AS: II progetto in questione è stato pensato per studenti del Malawi oppure possono parteciparvi anche studenti provenienti da altre parti del mondo?

TR: Principalmente per studenti del Malawi. Il progetto è sorto dall'iniziativa del Direttore del Parco Nazionale e della Gestione del patrimonio naturale internazionale per permettere ad alcuni abitanti del Malawi di amministrare efficacemente il parco. In un secondo tempo si sono affiancate altre persone e tra queste anche alcuni studenti stranieri.

AS: II Centro di Ricerca della Baia Monkey appoggerà questo progetto?

TR: No, il progetto verrà portato avanti unicamente dal dipartimento del "Parco Nazionale e Patrimonio Naturale" poich é i parchi nazionali vengono gestiti direttamente dal Parco Nazionale del Lago Malawi che nel frattempo è stato dichiarato patrimonio naturale d'importanza mondiale.

AS: Viaggiando nel Malawi si ha l'impressione che gli abitanti della regione conoscano bene il valore del lago e soprattutto dei pesci, unici nel loro genere, che lo popolano.

TR: Attualmente gli abitanti della regione valutano maggiormente questi elementi rispetto al passato. A causa dell'incremento demografico e del calo registrato nella quantità di pesce disponibile, la quantità del pesce sfruttabile ad uso alimentare necessariamente diminuisce mentre i prezzi salgono. Gradualmente si tende sempre pi ù a riconoscerne anche il valore scientifico. A proposito ci auguriamo maggiori interventi formativi e la cosiddetta "gestione corresponsabile". Ne ha mai sentito parlare?

AS: Vorrebbe spiegarlo con esattezza ai nostri lettori?

TR: In passato lo Stato decideva per mezzo dei suoi funzionari e in totale autonomia, nel Malawi e in altri Stati africani, quali strategie adottare per proteggere la natura. Nel nostro caso, trattandosi di pesci, il dipartimento preposto alla pesca decideva la grandezza delle reti, determinava il numero delle licenze e controllava tutto. Se però si convincessero i pescatori e gli abitanti dei villaggi della necessità di un sistema amministrativo gestito direttamente da loro stessi, allora aumenterebbe notevolmente la disponibilità a collaborare. I costi amministrativi per far rispettare le norme diminuirebbero e le persone prenderebbero coscienza degli effetti della pesca.

AS: Cosa minaccia maggiormente la fauna ittica del Malawi, l'inquinamento industriale oppure, riferendomi a quanto appena detto, i pescatori del lago?

TR: L'inquinamento industriale non costituisce in pratica alcuna minaccia per la fauna del lago. Certo, i mutamenti del bacino idrografico influiscono sui pesci in quanto il danno causato dall'erosione dei fiumi è aumentato; da qualche tempo la forza della corrente è aumentata e questo rende le cose pi ù difficili alle specie che depongono le uova in queste zone e risalgono i fiumi. Anche la massa di sedimenti trasportata dai fiumi nel lago ha raggiunto ormai notevoli proporzioni e costituisce un problema. Il governo del Malawi controlla frequentemente le zone in prossimità degli estuari. L'aumento della pesca dovuto all'incremento demografico certo rappresenta un problema, ma anche in questa direzione si procede all'attuazione di esami e programmi grazie ai quali si dovrebbe provvedere alla salvaguardia delle varie specie ittiche ed al fabbisogno alimentare della popolazione. Stiamo già attuando alcuni programmi ideati e curati dal sottoscritto.

AS: Ritiene che la cattura di Ciclidi per acquario costituisca un problema?

TR: II commercio di pesci per acquario costituisce un ottima fonte di moneta estera. Potrebbero sorgere problemi se si catturassero indiscriminatamente esemplari di piccole popolazioni presenti solo in biotopi isolati. Ad ogni modo, nessuno se ne è occupato dai tempi del nostro censimento condotto alla fine degli anni settanta, inizi anni ottanta e pubblicato nel 1983. Adesso il governo del Malawi prevede di riprendere questi studi avvalendosi della nostra collaborazione e forse di attuare un secondo censimento.

AS: Cos' è cambiato dalla situazione studiata agli inizi degli anni ottanta ad oggi ?

TR: Personalmente posso parlare solo del Parco Nazionale del lago Malawi e in questo caso è veramente sorprendente notare come pesci naturalizzati appartenenti a specie provenienti dall'isola Likoma, dalla Baia Nkhata, dall'isola Chisumulu e Ruarwe siano aumentati notevolmente di numero ed abbiamo esteso i loro biotopi. In alcune zone del versante occidentale dell'isola di Thumbi si trova il 90 % dei pesci bentonici appartenenti a specie introdotte. Al momento la questione pi ù rilevante è capire se sia il caso di cercare di catturare e così ridurre il numero degli individui appartenenti alle specie che un tempo furono immesse in quelle acque. Sapremmo forse dare una risposta a questo quesito tra uno o due anni.

AS: Possiamo sperare in alcuni contributi scientifici interessanti?

TR: Sì, al momento stiamo lavorando a quattro pubblicazioni.

AS: All'inizio degli anni ottanta si era diffusa la notizia che dava per certa una revisione tassonomica degli Mbuna, ma fino ad oggi non se ne è fatto nulla.

TR: Non direi proprio. La scorsa settimana ho incontrato Digby Lewis nel Malawi e mi ha riferito che il suo lavoro sulla revisione dei generi verrà pubblicato al pi ù presto. Per persone come i miei collaboratori quest'opera riveste un'enorme importanza. Conosciamo molte specie che non vogliamo ancora descrivere poich é non siamo certi del futuro dei generi. Ci aspettiamo dei cambiamenti quando Lewis, Reinthal e Stiassny pubblicheranno il loro lavoro. Ci stanno lavorando da dodici o quattordici anni. Noi ed altri ancora stiamo facendo pressione affinch è passino alla pubblicazione.

AS: Ad eccezione della Tilapia rendalli tutti i Ciclidi del lago Malawi sono incu-batori orali. Può spiegarci questo fenomeno?

TR: Sono dell'idea che si debba cercare una risposta nell'origine dei pesci. La regione meridionale dell'Africa era ed è tuttora popolata in gran parte da incuba-tori orali e così pure nei laghi Vittoria e Malawi predominano questi individui. Il lago Tanganica invece faceva parte da tempo del bacino dello Zaire ed è stato popolato da una grande numero di pesci che depongono le uova sul substrato. La formazione delle specie ha avuto origine da questi primi colonizzatori.

AS: Come è avvenuta la formazione delle specie nel lago Malawi?

TR: Inizialmente le specie insediatesi nei laghi Malawi, Vittoria e Tanganica erano eurialine e occuparono indistintamente diverse zone ittiche. Non furono influenzate particolarmente dalle variazioni degli habitat n é costrette a formare nuove specie o adattarsi all'ambiente. Gradualmente si assistette però ad una sorta di specializzazione nei singoli habitat che li portò ad essere pi ù stenoalini. Questo significa dunque che si erano adattati a vivere in habitat ben circoscritti e una variazione dello stato idrico che li avesse obbligati a cambiarli avrebbe comportato adesso conseguenze di portata maggiore. Abbiamo quindi concluso che gli individui originari hanno vissuto uno sviluppo evolutivo iniziale lento seguito da un'improvvisa accelerazione. Erroneamente si ritiene che i pesci, una volta emigrati dai fiumi verso i laghi, abbiano originato un vero e proprio "boom" nella formazione di nuove specie. Sbagliato! Si pensa invece che essi si siano sviluppati lentamente, abbiano progressivamente dato origine a specie nuove, diventando sempre pi ù stenoalini, provocando solo in tempi pi ù recenti il suddetto boom. In un mio scritto sull'argomento ho cercato di illustrare la dinamica di questo processo descrivendo una miccia accesa che esplode con notevole ritardo. Molte specie di tipo particolarmente ste-noalino possono mutare con una certa rapidità. Da alcuni indizi emerge che anche le ibridizzazioni possono aver giocato un certo ruolo trattandosi effettivamente di speciazioni rapide.

AS: Ritiene che l'ibridizzazione abbia giocato un ruolo importante nella specia-zione?

TR: Un certo ruolo, sì sicuramente, ma non fondamentale. Analizzando un processo di speciazione rapida non si può ignorare l'ibridizzazione come meccanismo di accelerazione. Tanto per fare un esempio, lo studioso Greenwood in alcuni dei sui lavori ritiene che le forme morfologiche intermedie possano forse derivare da incroci.

AS: Un fenomeno riscontrabile nei Ciclidi del lago Malawi, soprattutto in quelli non compresi negli Mbuna, è costituito dalla comparsa della colorazione blu sulla livrea dei maschi dominanti di molte specie. Come si concilia questo fenomeno con il cosiddetto SMRS (specific mate recognition system=sistema di riconoscimento del partner della specie)?

TR: La colorazione può essere una componente del SMRS, ma non è stato ancora provato. Non ci si dovrebbe soffermare su di un unico fattore come la colorazione, bensì considerare l'insieme: come nuota il pesce, dove vive e come si comporta in genere e non solo durante l'accoppiamento. Da subacqueo esperto concorderà con me nell'affermare che pur non potendo riconoscere dalla colorazione un pesce in lontananza già si sa con esattezza di quale specie si tratti. A mio avviso il fenomeno SMRS si basa sull'insieme dei fattori di rilevanza visiva. Grazie quindi alle altre caratteristiche il fatto che la colorazione sia simile a quella di altre specie non è fondamentale per il riconoscimento del partner.

AS: Lei è uno studioso. Si ritiene anche acquariofilo e magari possiede un acquario con esemplari del lago Malawi?

TR: Sì, da quasi 28 anni, ma perseguo in primo luogo uno scopo scientifico. Amo i pesci, ma mi diverte poterli studiare e li ritengo molto istruttivi a scopo didattico.

AS: E' al corrente dei progetti attualmente in programma nella Baia Monkey?

TR: La cattura di pesce sfruttabile ad uso alimentare nelle zone sudorientali ed occidentali come pure nel lago Malombe rappresenta il fulcro delle loro attività. Nel Malawi si cerca di conciliare il problema di una popolazione in crescita costante in un paese che non possiede sufficienti proteine animali con il mantenimento della diversità biologica e della popolazione ittica.

AS: E' vero che del "Chambo", il pesce di maggiore consumo del lago, si pescano esemplari dalle dimensioni sempre pi ù ridotte?

TR: II Chambo è dal punto di vista della scienza ittica gravemente minacciato. Non è stato sterminato e, anche se nel lago Malombe si è praticamente estinto, si tratta di una scomparsa a livello locale. L'Università di Malawi in collaborazione con il nostro Istituto e grazie ai finanziamenti della Società Britannica per lo Sviluppo d'Oltremare lavora ad un progetto di salvataggio del sistema ecologico del lago Malombe.

AS: Nella Monkey Bay si conservano pesci catturati a elevate profondità per i quali non esiste alcuna descrizione scientifica. Si può parlare di una specifica fauna di profondità del lago Malawi?

TR: Ad ogni profondità si trovano Ciclidi sconosciuti e due importanti programmi di ricerca hanno studiato le zone pi ù profonde. Tra l'altro ce ne occupiamo pure noi: sviluppiamo ad esempio un preciso ambito di ricerca, facendo raffigurare esattamente i pesci dai nostri artisti e raccogliendo materiale fotografico subacqueo. Purtroppo abbiamo pochissimo tempo a disposizione per questo tipo di ricerca e saremmo particolarmente grati ad eventuali fotografi che mettessero a disposizione materiale fotografico specificando possibilmente dove e quale specie è stata ripresa.

AS: Ho l'impressione che scienziati e acquariofili non sempre siano in perfetta armonia. Gli acquariofili ad esempio descrivono per la prima volta delle specie creando talvolta confusione e sono insufficientemente descrittivi. Gli ittiologi spesso consigliano loro di occuparsi dei pesci ma di non cimentarsi in campo scientifico.

TR: A mio avviso, quando un acquariofilo si accinge a redigere una prima descrizione dovrebbe preoccuparsi di farla pervenire ad una rivista che collabori con scienziati o per meglio dire con periti in grado di assicurarsi che si rispetti comunque uno standard di scientificità adeguato. Gli acquariofili che intendano pubblicare una prima descrizione dovrebbero sondare se non vi siano altri in procinto di studiare le stesse specie per non rovinare progetti di studio a lungo termine. Ricordo quella volta che Digby Lewis aveva appena terminato di redigere un trattato su un genere e specie relative quando un acquariofilo americano lo precedette con una prima descrizione veramente pessima. La pubblicazione in questione apparve in una rivista per acquariofili stampata dall'autore stesso e nacque dall'osservazione di individui allevati in cattività dalle proporzioni diverse dalle naturali. Ne derivò che l'olotipo comprendeva quattro specie. Se però ci si attiene a quanto sopracitato si può arrivare ad un contribuito di tutto rispetto.

INFORMAZIONI SULLA VITA E SUL LAVORO DEL DOT. RIBBINK

Anthony (Tony) James Gerrit van Lier Ribbink nasce a Durban il 21.07.42 in Sud Africa. A partire dal I960 frequenta la "Randeboschs Boys High School" a Città del Capo e nel 1965 si laurea in Zoologia. Nel frattempo (1961) intraprende un viaggio in barca a vela, la "Stormvogel", verso l'Europa partendo da Città del Capo e passando per il Canale di Suez, il Mar Rosso e le Seychelles. Nel 1966 porta a termine uno studio sul "Comportamento e ecologia dei Ciclidi" per il quale gli viene conferito il premio Purcell. Dal 1967 al 1976 insegna (prima come assistente lettore e poi come lettore) all'Università di Città del Capo dedicandosi contemporaneamente al suo lavoro di dottorato (PhD) come docente di comportamento, ecologia e evoluzione dei Ciclidi che concluderà nel 1975. Tra il 1977 e il 1983 Ribbink prende parte al progetto di ricerca del governo del Malawi sulla "Salvaguardia e cura dei Ciclidi" nel lago Malawi. Da questa esperienza nacquero numerose pubblicazioni tra le quali una prima descrizione sommaria dei Ciclidi Mbuna apparsa nell'edizione del 1983 a pagina 162 del "South African Journal of Zoology) e che rappresenta il lavoro scientifico pi ù citato su questi pesci. Nel 1983 Ribbink passa al "JLB Smith Institute of Ichthyology" di Grahamstown in veste di ricercatore e dal 1987 al 1995 ricoprirà la carica di vicedirettore.

Conclusosi nel 1983 il progetto di lavoro presso il lago Malawi, Ribbink dirige alcuni programmi di ricerca su specie presenti in Africa meridionale tra i quali quelli condotti nel Parco Nazionale del Malawi (Salvaguardia e cura dei pesci) e nelle zone semidesertiche del Transvaal occidentale occupandosi di particolari ecosistemi formati da sorgenti e caverne carsiche.

Si occupa inoltre di progetti sulla salvaguardia di popolazioni ittiche a rischio nelle zone ad occidente e oriente del Capo e sulla protezione di popolazioni di Ciclidi peculiari delle caverne carsiche di Guina in Namibia. Grazie agli splendidi lavori di ricerca, Ribbink ricevette riconoscimenti scientifici sia dalla "Limnological Society of Southern Africa" che dalla "South Africa Nature Foundation".

Dal 1995 Ribbink si trova nuovamente alla guida di un progetto sul lago Malawi e per la precisione del programma per la "Conservazione della biodiversità nel lago Malawi/Nyasa".