Testo di S. Santini, foto di L. Vignoli

Questo articolo vuole riassumere il lavoro, apparso sulla rivista scientifica di fama mondiale “Science” il 19 Settembre di quest’anno. Gli autori sono Seehausen, van Alfen e Witte, ricercatori dell’Istituto di Scienze evoluzionistiche e ecologiche dell’Università di Leiden, (NL). Nel lago Vittoria, il più grande dei laghi africani, esistevano fino a poco tempo fa almeno 500 diverse specie di aplocromini, così diverse dal punto di vista ecologico da riuscire ad utilizzare praticamente tutte le risorse alimentari disponibili, nonostante il fatto che si fossero evolute da un unico progenitore e molto rapidamente, in non più che 12.400 anni, un tempo brevissimo in termini evolutivi, tanto che questo è il più significativo esempio di radiazione evolutiva esplosiva noto a tutt’oggi tra tutti i Vertebrati. La scomparsa di molte di queste specie nel corso degli ultimi vent’anni è in parte da imputarsi alla predazione operata su di esse dagli esemplari di Lates spp. del Nilo introdotti dall’uomo. Tuttavia, tra le almeno 200 specie di aplocromini che vivono fra le rocce e che non figurano tra quelle predate da Lates, molte sono scomparse negli ultimi dieci anni. E’ evidente che un altro fattore, oltre la predazione ha contribuito a questo effetto. E’ noto che molte specie di aplocromini sono interfeconde, senza per questo perdere la fertilità, in altre parole questi pesci producono ibridi fertili. Dal 1920 ad oggi la trasparenza dell’acqua nel lago Vittoria è diminuita dai 5-8 metri ai 3 di oggi, ed in particolare nella zona litoranea è scesa da 3 a 1.5 metri nell’ultima decade.


H. nyererey maschio

H. nyererey femmina

Questo intorbidimento è dovuto alla eutrofizzazione conseguente all’intensificarsi delle attività umane sul lago. L’effetto dell’intorbidamento sul comportamento dei Ciclidi è stato drammatico. Negli aplocromini non esistono barriere riproduttive post-accoppiamento, in altre parole, gli ibridi risultano fertili, probabilmente a causa della relativa giovinezza, in termini evolutivi, delle specie. Inoltre, le diverse specie vivono a stretto contatto, sono specie simpatriche, cioè che vivono ed utilizzano una area comune. Date queste due caratteristiche, l’isolamento riproduttivo che è alla base del mantenimento delle singole specie separate si basa solamente sulla scelta del partner per l’accoppiamento da parte della femmina. Gli aplocromini infatti hanno colori vistosi e brillanti nei maschi e solitamente poco vistosi nelle femmine. I loro occhi percepiscono lo spettro luminoso dal blu al rosso. Quelle specie che oltre ad essere imparentate strettamente vivono simpatricamente, hanno sviluppato colorazioni della livrea maschile che sono alle opposte estremità dello spettro luminoso percepito, quindi il blu da una parte ed il rosso o il giallo dall’altra. La stessa dicotomia si trova tra maschi della stessa specie ma di diverse forme di colore. La differenziazione di due specie in questo caso ha origine quando le femmine preferiscono uno dei due colori a causa di differenze individuali nella percezione di essi. Il tipo di maschio preferito trasmette quindi alla progenie la sua colorazione, mentre le femmina che l’ha preferito trasmette alla progenie quella differenza nella visione dei colori che le ha fatto preferire tale maschio. La progenie inizia quindi a differenziarsi come specie, dato che entrambi i sessi tenderanno ad accoppiarsi preferenzialmente nel medesimo modo, pur continuando ad essere interfecondi con le altre specie. Esperienze di laboratorio hanno confermato i risultati ottenuti in natura. Infatti femmine di una specie imparentata e simpatrica rosso/blu (Haplochromis nyerei/ ”zebra nyerei”) preferiscono accoppiarsi con i maschi cospecifici piuttosto che con quelli di altra specie se hanno la possibilità di scegliere in un ambiente illuminato da luce ad ampio spettro. In questo caso “sbagliano” partner, cioè ne scelgono uno di altra specie affine in meno dell’un per cento dei casi. Viceversa, se l’ambiente è illuminato da luce monocromatica, che maschera le differenze di colorazione, il tasso di errore nella scelta sale al 74 per cento. Lo stesso avviene per le diverse varietà cromatiche di una stessa specie. L’eutrofizzazione del lago Vittoria causa una diminuzione della penetrazione della luce e quindi una diminuzione di ampiezza dello spettro dei colori dovuta alla forte perdita delle lunghezze d’onda più corte. Questo dunque limita la diversità funzionale dei colori e di conseguenza il numero delle specie che possono mantenersi sessualmente isolate e il numero di varietà di colore. Sulla base di questa teoria divengono spiegabili le differenze nella distribuzione di specie strettamente imparentate nelle varie aree del lago. Ove la luce non è un fattore limitante, ovvero, ove le diverse livree dei maschi possono essere distinte dalle femmine le specie simpatriche possono essere di più, ove le condizioni di illuminazione e di visibilità non sono tali da permettere le opportune distinzioni, il numero di specie simpatriche sarà inferiore fino a ridursi ad una sola. Al fine di escludere che le differenze in colore di specie strettamente imparentate o in forme della stessa specie fossero da imputarsi a mancanza di pigmenti (ad es. carotenoidi) nella dieta, dovuta alla torbidità dell’acqua, è stata anche dimostrata l’ereditarietà del carattere fenotipico “colore della livrea” nei maschi allevati per tre generazioni in acquario. La livrea di colori brillanti non è favorevole alla sopravvivenza di animali che sono potenziali prede di pesci più grossi, nonché di uccelli piscivori. E’ evidente quindi che il vantaggio evolutivo che il maschio ottiene pagando così a caro prezzo una livrea brillante deve essere molto elevato. E’ ciò che gli permette di essere scelto e quindi di trasmettere i suoi geni alla progenie. L’ipotesi di speciazione attraverso la selezione sessuale è una delle più interessanti per spiegare il gran numero di Ciclidi, di differenti colori, di ogni tipo ecologico e/o anatomico del lago Vittoria. Altri tratti, adatti a costituire barriere all’accoppiamento evolvono meno rapidamente, per cui la coesistenza di diverse centinaia di specie è affidata sulla scelta visuale del partner. Dove l’eutrofizzazione “spegne la luce”, per così dire, la diversità ecologica e la diversità delle specie rapidamente diminuiscono. La trasparenza dell’acqua del lago Vittoria ha cominciato a diminuire già dagli anni venti, come conseguenza della deforestazione e delle pratiche agricole che hanno luogo in prossimità delle sue rive, e la perdita in termini di numero di specie e di diversità biologica è probabilmente cominciata prima ancora che avessero luogo indagini approfondite e descrizioni scientifiche della fauna del lago. La predazione operata da Lates spp. sui Ciclidi consumatori di alghe e di detrito si somma ora all’industrializzazione ed all’urbanizzazione conseguente le attività di pesca di questo pesce (introdotto, ricordiamolo, dall’uomo senza troppa attenzione agli effetti sugli equilibri ecologici) che stanno causando un ulteriore deterioramento della qualità dell’acqua. L’inquinamento sta mettendo in grave pericolo anche gli altri grandi laghi africani ed è importante che gli appassionati ciclidofili sappiano che non è controbilanciato da politiche di gestione idonee alla protezione dell’habitat dei pesci a noi cari e che finirà per distruggere una grande parte di quell’esempio unico di evoluzione dei vertebrati che i Ciclidi lacustri rappresentano. E’ auspicabile, da parte di associazioni come la nostra, l’impegno a diffondere la consapevolezza nel maggior numero possibile di persone che una perdita di questo genere non può essere giustificata della mera mancanza di normative a riguardo, anche in considerazione del fatto che il mantenimento di tali habitat potrebbero fare la fortuna dei paesi ove si trovano sia in termini economici che scientifici.
Pur rendendomi conto che questo articolo è un po’ per “addetti ai lavori” nella Genetica e nell’Evoluzionistica, spero che i soci di AIC lo abbiano gradito anche dovendo fare uno sforzo per capire tutto. Da parte mia ho cercato di semplificarlo e di renderlo il più divulgativo possibile.

 

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