testo e foto di Claudio Barberis

N. nematopus è un ciclide monotipico del suo genere. Fu descritto per la prima volta da Gunther nel 1866 e successivamente gli vennero attribuiti i seguenti nomi: Neetro-plus nicaraguensis (Gill e Brandsfòrd, 1877); Neetroplus nematopis (Meek, 1907); Neetroplus fluviatilis (Meek, 1912) II suo corpo è molto compresso lateralmente. La fronte e la testa sono convesse e nei maschi adulti appare una gibbosità frontale. La taglia massima raggiunge nei maschi i 13 cm, mentre le femmine, più piccole, non superano i 10 cm. In entrambi i sessi soltanto la pinna caudale è arrotondata. La colorazione di fondo è grigio-brunastra ed è più scura in prossimità del dorso rispetto al ventre. Sui fianchi, risalta una barra nerastra verticale. Questa colorazione cambia completamente durante il periodo riproduttivo dove la barra verticale diventa bianca e il corpo nero. Neetroplus nematopus proviene dal Centro America, dove la sua presenza è stata riscontrata nei laghi Nicaragua, Managua, Xiloa e nei fiumi del versante atlantico del Costa-Rica. Il suo habitat è composto da zone di acqua bassa dove i fondali sono" ricoperti da rocce e radici che formano diversi anfratti che offrono rifugio ai timidi Neetroplus.


La vasca dove ho sistemato questi pesci è stata arredata con l'intento di ricreare il giusto habitat; ho così posato sul fondo molti ciotoli tondeggianti in ordine sparso e li ho ricoperti con 10-15 cm di sabbia fine. Non appena ho immesso i pesci nell'acquario, trovandosi senza rifugio si sono
messi a scavare formando numerosi tunnel sotto le rocce. Per far sì che le piante non venissero danneggiate, mi è bastato piantarle nelle zone dove non avevo messo nessuna pietra. Ho potuto presto notare come i due Neetroplus si nutrissero principalmente di sostanze vegetali. La dentatura di questo pesce infatti, è adatta ad estirpare le alghe che ricoprono sassi e radici. All'occasione comunque non disdegnano piccole larve di insetti e crostacei. Secondo alcuni autori è sufficiente disporre di una vasca di 50 It. Personalmente credo che anche i ciclidi più piccoli necessitino di un volume d'acqua maggiore di quello richiesto per la loro sopravvivenza e così l'acquario dove ho potuto assistere alla prima riproduzione, aveva una capacità di circa 250 It. E' importante inserire un terzo Neetroplus (maschio) insieme ai due riproduttori. Questo riduce i rischi che la femmina corre riguardo l'aggressività del suo compagno nel caso di una riproduzione non riuscita. Delle volte succede infatti che la femmina mangi, quandomolto stressata, le uova appena deposte e di conseguenza, il maschio la aggredisca al punto da metterne in pericolo la vita. La funzione del secondo maschio (o di un'altra coppia) fa sì che il maschio dominante non concentri la sua aggressività soltanto sulla femmina, dandole modo (se la vasca è abbastanza grande) di trovare un rifugio dove resterà nascosta fino a che non sarà pronta ad accoppiarsi nuovamente.
Fortunatamente, non ho avuto problemi di questo genere e dopo aver assistito alla deposizione delle uova sulla volta di una pietra, ho potuto osservare la schiusa dopo 48 ore circa. Da questo momento, la femmina ha continuato a spostare le larve da un nascondiglio all'altro, fino a che, riassorbito il sacco vitellino, hanno iniziato a nuotare alla ricerca di cito.
E' importante ricordare che anche il maschio ha sempre partecipato alle cure parentali, allontanandosi soltanto di rado per controllare che non ci fossero intrusi. Le larve, hanno trascorso la prima settimana ancorate ad una roccia grazie ad una ghiandola cefalica che produce un secreto adesivo. Nel periodo successivo, sono rimaste unite formando una nuvola intorno ai genitori. Questi ultimi avevano il loro ben da fare nel prendere in bocca e riportare nel gruppo i piccoli più intraprendenti
che si allontanavano. Un'altra operazione che svolgevano entrambi i genitori, era di smuovere continuamente il fondo sabbioso con le pinne pettorali. Così facendo, consentivano ai piccoli di nutrirsi delle particelle di cibo nascoste nella sabbia. Ogni volta che si presentava un pericolo, la coppia iniziava a muoversi freneticamente lungo il loro territorio, trasmettendo così l'allarme agli avannotti che simultaneamente si adagiavano sul fondo mimetizzandosi. Passato il pericolo, la femmina si posizionava a mezz'acqua proprio sopra alle larve che in pochi secondi si alzavano dal fondo. Le cure parentali si sono protratte per più di un mese e sono terminate soltanto quando la coppia ha deciso di riprodursi nuovamente. A questo punto i piccoli erano comunque autosufficienti e li ho spostati in una vasca dove nel giro di 8 mesi hanno raggiunto la maturità sessuale.

 

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