testo e foto di Uwe Werner

Nel 1993 e nel 1994 ho partecipato ad alcune spedizioni in Brasile che si riproponevano di osservare nell'ambiente naturale le diverse specie di Teleocichla, Ciclidi per alcuni versi affini alle Crenicichla, descritte qualche anno prima da Sven Kullander che le ha battezzate così in riferimento al genere africano Teleogramma ed alle Crenicichla. La questione sulla parentela tra Teleocichla e Crenicichla è ampiamente dibattuta, ma io credo che anche un appassionato privo di conoscenze scientifiche sia in grado di notare le differenze tra i due generi a colpo d'occhio. Le Teleocichla sono caratterizzate dalla vescica natatoria ridotta, il muso corto ed orientato verso il basso e le mandibole corte e strette, i denti robusti fortemente curvati all'indietro. Caratteristica è anche la forma del peduncolo caudale -lunga ed alta- e le pinne pettorali "rigide" con il terzo raggio così lungo che arriva quasi alla papilla genitale. Questi pesci nuotano nella corrente mantenendo orizzontali le pinne pettorali e leggermente orientate in avanti usandole come le ali di un aeroplano, in questo modo bilanciano il corpo snello nell'acqua che, scorrendo velocemente, li schiaccia verso il fondo, evitando di essere trascinati via. Non c' è dubbio sul fatto che le Teleocichla siano pesci bentonici e reofili, ma ciò non vuoi dire che vivano nelle acque torrenziali. Si trovano nei fiumi a forte corrente, ma solamente qualche specie vive sempre nelle rapide. Secondo le mie osservazioni e quelle di Schliewen & Stawikowski (1989) nei fiumi Tapajò s, Tocatins e Xingr è la maggior parte delle Teleocichla ha conquistato nicchie ecologiche differenti, pur non vivendo lontane le une dalle altre.


Teleocichla prionogenys

Teleocichla cinderella

Teleocichla prodelytus maschio

Teleocichla prodelytus femmina

 

LE TELEOCICHLA DEL RIO TAPAJOS

Nel 1993 ero a Santarèm, dove il Rio Tapajòs confluisce in quello delle Amazzoni, in cerca di T. prionogenys e T. proselytus, le due specie endemiche descritte da Kullander nel 1988. Poiché il Tapajòs non è più così trasparente come un tempo e viste le sue dimensioni sco-raggianti ( 22 km di larghezza a Santar è m) abbiamo preferito risalire l'Arapiuns, un affluente della sponda occidentale. Per tre giorni abbiamo risalito questo fiume e ci siamo fermati a pescare su un banco di sabbia bianca che spiccava nell'acqua brunastra, ma chiara (pH 5.5; O dGH; 1.5 ° T.A.C.; 33 ° C ) e quasi ferma. La riva era pianeggiante e non c'erano n é sassi, n é legni morti od altri nascondigli, infatti abbiamo pescato solo qualche giovane Geopbagus e qualche Caracide. Purtroppo stava per arrivare la notte ed abbiamo dovuto spostarci in un posto dove il nostro comandante ci aveva assicurato saremmo stati al riparo dalle punture di zanzara. Comunque non abbiamo rinunciato alla pesca notturna e, muniti di torcia e di retini, ci siamo immersi lo stesso trovando una gran quantità di specie che si era avvicinata alla riva per dormire nell'acqua bassa, tra i legni ed i sassi o sotto i banchi di foglie morte, abbiamo pescato soprattutto Geopbagus (G. altifrons ed una specie non ancora descritta), Cichla e Teleocichla prionogenys, le T. proselytus non erano abbondanti e vivevano tra un metro ed un metro e mezzo di profondità . Il secondo giorno ci siamo spostati sull'altra riva del fiume, vicino ad una lingua di sabbia, in cui abbiamo pescato esclusivamente T. proselytus che viveva tra le rocce disseminate sul fondo sabbioso. Purtroppo le onde erano talmente forti e l'acqua così torbida che non siamo riusciti a pescare ad oltre 80 cm di profondità . Siamo tornati diverse volte in questo posto, in diverse ore della giornata, e così abbiamo scoperto che nel tardo pomeriggio tutte le Teleocichla spariscono, si ritirano nei rifugi per la notte dove pare dormano rigorosamente sole, infatti non ho mai trovato un maschio ed una femmina insieme nella stessa cavità . Nella stessa località abbiamo pescato anche Crenicichla regani che vivono in vere e proprie colonie con al centro le coppie in riproduzione ed all'esterno gli esemplari solitari. Ho potuto osservare T. proselytus anche in piena corrente, nel Rio Tapajò s a Babur è ( 71 km a sud di Itaituba). Stavo attraversando il fiume per entrare in un piccolo affluente, il fondo era sabbioso cosparso di ciottoli e con qualche roccia, l'acqua era più chiara che nel corso principale e scorreva velocemente. Al centro del fiume, vicino ad una roccia c'era una femmina con i piccolo di 2 cm appena che però non sembravano affatto disturbati dalla corrente. Penso che nel corso superiore di questi piccoli affluenti le Teleocichla non siano presenti, noi non ne abbiamo trovate intorno a Santar m e Itaituba, qualche ritrovamento c' è stato nel Rio Cupari, vicino alla confluenza con il Tapajòs.

LE TELEOCICHLA DEL RIO TOCATINS

Nel 1994 ero sul Tocatins, un fiume che ricorda un po' lo Xingr è , ma le cui rocce sono spesso formate da ardesie. Teleocichla cinderella è l'unica specie che vive in queste acque, soprattutto vicino alle località di Imperatriz e Maraba dove abbiamo risalito il fiume che qui è ricco di isolotti di rocce o di sabbia. Le Teleocichla vivono fino ad una profondità di un metro e mezzo sui fondi sabbiosi delle baia dove la corrente non è molto forte, le coppie in riproduzione preferiscono l'acqua molto più bassa. L'acqua era un po' torbida con una temperatura di 33 ° C, il pH 7.5, T.H. 3.6 e T.A.C. 5.5. Durante le cure parentali la femmina staziona al centro del branco formato da 407 80 avannotti, il maschio pattuglia il territorio ed ogni tanto da il cambio alla sua compagnia, quando catturavamo una femmina il maschio prendeva il suo posto al centro del branco difendendo strenuamente la prole. Le foto di questa specie mostrano tutta la sua bellezza e non riesco a capire perch é Kullander l'abbia chiamata cinderella cio è Cenerentola!

MANTENIMENTO E RIPRODUZIONE IN ACQUARIO

Da questa spedizione ho riportato 6 esemplari giovani che, dopo 40 ore di viaggio, sono stati sistemati in un acquario 110x45 cm, decorato con sabbia fine, pietre lisce ed una radice di torbiera. Per avere una buona riuscita estetica ho aggiunto anche delle piante nonostante non siano presenti nei biotopi d'origine. Il filtro interiore era mosso da una pompa di 600 1/h e l'acqua aveva pH 7.2 ed una durezza molto alta che ,però , non sembrava disturbare le mie T. proselytus. Fin dall'inizio i pesci non si sono dimostrati timidi e non si sono mai nascosti, passando molto tempo appoggiati sul fondo con le pinne ventrali, i loro colori non erano belli, ma era solo una questione di maturità , infatti sono apparsi solo quando la femmina ha raggiunto i 5 cm di lunghezza ed il maschio 7. Li ho alimentati sempre con Anemia, dafnie e Cyclops e, da adulti, Mysis. Sei settimane più tardi il dimorfismo sessuale è diventato evidente, i maschi hanno sviluppato una pinna dorsale grande ed allungata e la testa massiccia. Sulle pinne dorsale e caudale appaiono dei punti rossi ed i margino si colorano di rosso e blu/bianco. La pinna anale è giallo carico e le macchie sul corpo diventano verdastre ma non molto visibili. Le femmine restano più piccole e le pinne sono più corte e senza puntinatura rossa, invece le macchie scure sul corpo sono evidenti e durante il corteggiamento diventano verdi e blu con uno splendore metallico. Il mio acquario era troppo piccolo per due maschi che cominciarono a combattere prendendosi per la bocca e minacciandosi con la testa alzata e le branchie spalancate. Il maschio dominante sembrava non avere interesse per le femmine fino alla prima deposizione, in seguito ha preso a scacciare le femmine in soprannumero che già erano tartassate dalla sua compagna, la femmina dominante. La prima deposizione seguì dopo poco tempo, ma a causa dei valori dell'acqua non rispondenti a quelli naturali, le dieci grandi uova bianche che avevo visto la femmina curare in una stretta depressione sotto una pietra sparirono dopo qualche giorno. Dopo aver portato a circa 5,5 ° la durezza dell'acqua ho ottenuto una seconda deposizione che è avvenuta in cavità talmente stretta che anche la femmina aveva problemi ad entrare. Ho notato che al maschio è permesso entrare nella cavità per fecondare le uova e che in coppie affiatate la femmina lo lascia entrare anche in presenza di larve od avannotti. In questa specie non ho notato casi di poligamia, dopo la deposizione la femmina rimane accanto alle uova ed il maschio se ne disinteressa ma scaccia con forza tutti gli altri pesci, siano maschi o femmine. A dieci giorni dalla deposizione ho voluto controllare se ci fossero ancora le uova o se la femmina avesse distrutto la covata e ho notato che i piccoli avevano ancora il grosso sacco vitellino ed erano ammassati in un angolo, fatto che conferma che le Teleocichla (tutte?) non attaccano le larve appena schiuse al soffitto della grotta. Dopo due settimane dalla deposizione gli avannotti, che erano lunghi circa 1 cm , si affacciarono per la prima volta all'esterno in una branco compatto guidato dalla madre che si teneva al centro, pronta a scattare per difendere i piccoli dagli aggressori. Nei momenti di pericoli gli avannotti si immobilizzano sul fondo ed aspettano che la madre li torni a prendere. Il maschio all'inizio si teneva a distanza, pur aiutando la femmina, dopo qualche giorno era in grado di sostituirla al momento della distribuzione del cibo. I due genitori guidavano raramente insieme il branco e comunque era sempre la madre che indicava loro un rifugio dove entrare per la notte. All'età di 5 settimane i piccoli erano lunghi 3 cm e quando li ho separati tra i genitori non sono sorte dispute, anzi si sono preparati subito per una nuova deposizione avvenuta qualche giorno più tardi.

BIBLIOGRAFIA:
Kullander, S. O. (1988): Teleocichla , a New genus of South American Rheophilic Cichlid Fishes with Six New Species (TeleosteiiCichlidae). Copeia (1): 196-230.

Ploeg, A: (1991): Revision of th è South American cichlid genus Crenicichla Heckel, 1840, with descriptions of fifteen new species and considerations of species group, phylogeny and biogeography (Pisces, perciformes, Cichlidae). Academisch Proefschrift, Univ. Amsterdam , 153 S.

Stawikowskl, R. & Warzel, F. (1991): Jacundà do Tocatins. DATZ (44) 9: 575-581.

Werner U. (1992): Fischfangabenteuer Sudamerika. Reisen in Sachen Aquaristik. Landbuch Verlag Hannover, 232 S. D

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