testo e foto di Francesco Zezza

"Non si vive di solo Tanganica!" ha detto - se non erro - il nostro Presidente Danie-la Rizzo (inchino!) in un recente speciale sui Ciclidi "americani" leggendo il quale mi sono convinto che avesse ragione. Detto e fatto mi sono "attrezzato" in una vasca in cui albergavano già un paio di grossi (> 30 cm ) Loricaridi, ho inserito una coppia, adulta, di Herotilapia multispinosa e, successivamente, alcuni giovani Geopbagus rhabdotus (piccoli ma già turbolenti quanto basta!) da far crescere.



Herotilapia multispinosa coppia durante il corteggiamento

La vasca ha una capacità totale lorda di 200 litri (netta circa 160 litri , cambio del 25% dell'acqua ogni due/tre settimane); è servita da un filtro esterno "a bicchiere" (Askoll con portata da 840 litri/ora), termostato da 200 watt, illuminazione con una lampada Triton da 36 -watt (un po' scarsa ma adatta alle esigenze dei primi abitatori della vasca Glypterigoplicbtbys multiradiatus e Hypostomus punctatus). L'arredamento è fatto di rocce e radici, ricco di grosse cavità per consentire ai due Loricaridi, notoriamente "fotofobi" di nascondersi nelle ore di luce, il fondo è costituito da ghiaia da giardino delle dimensioni di un fagiolo, le piante presenti (alloggiate in ciotole - opportunamente nascoste - contenenti ghiaia fine e, poco, fertilizzante, in alternativa a quello sciolto, con parsimonia, in acqua) sono tutte del genere

Anubias. Inoltre sono presenti alcuni rami di Pathos e Philodendron in "idrocoltura" (prelevano nitrati dall'acqua, aiutando il filtro). Un insieme rustico ma funzionale che già prima dell'arrivo degli "americani" funzionava alla grande; da oltre un anno.

I due protagonisti della storia, al loro arrivo in vasca, come tutti i Ciclidi che si rispettano presentavano una colorazione che non lasciava neanche lontanamente presagire quella reale. Si trattava, a dire il vero, di due pesci di dimensioni simili (circa 8 cm ) con una colorazione smorta "grigio-marroncina" per decidersi ad acquistare i quali c' è voluta una buona dose di "coraggio". In tutti i casi l'ambiente offerto deve esser loro piaciuto e, com-plice la dieta alimentare assolutamente variata (secco, surgelato fatto "in casa" e "commerciale" ed un po' di artemia viva, quando posso) offerta loro sono, rapidamente cresciuti di dimensione e si sono accesi di colori giustificando in pieno il nome comune di "Rainbow Cichlid" con cui le Herotilapia vanno conosciute nei paesi Anglosassoni. Raggiunta la maturità sono cominciati i "guai". Dopo poco più di trenta/trentacinque giorni di permanenza in vasca registro la prima deposizione; cui ho la fortuna di poter assistere nella fase terminale, anche se la posizione estremamente riparata scelta dai due (forse conseguenza del "traffico" in vasca) mi ha reso impossibile scattare fotografie. Tutto sembra procedere per il meglio:

a) Deposizione, guardia delle uova, schiusa, poi guardia delle larve da parte dei genitori. La madre presenta la livrea "nera" molto ben visibile.

b) Dopo cinque giorni le larve cominciano a nuotare e ad alimentarsi poi, dopo 24 ore di nuoto "autonomo".... Scomparse! Volatilizzate! Con la femmina che smette subito la livrea di allevamento della prole.

e) Ho visto, di persona, le larve nuotare ed alimentarsi (somministro - più volte al giorno - cibo secco per avannotti e/o surgelato di dimensioni minime) prima delle spegnimento delle luci, il giorno dopo al rientro dall'ufficio (le luci erano accesa già da alcune ore) ho scoperto il "disastro".

Mi faccio l'idea che la causa sia stata "l'incapacità a difendere la prole" dei genitori nei confronti degli altri "turbolenti" abitanti della vasca, ed appronto una "paratia" che mi consente di isolare da una parte la coppia, con circa 100 litri di acqua scarsi "dedicati". Per evitare possibili problemi legati alla qualità dell'acqua predispongo un filtro (aggiuntivo) triangolare interno, "servito" da una pompa ad aria al fine di evitare possibili "aspirazioni". La trafila (anche in termini di tempo) si ripete:

a) Corteggiamento, deposizione, schiusa, guardia delle larve, inizio del nuoto libero (dopo cinque giorni) ed alimentazione autonoma, dopo ventiquattro ore "nuovo disastro"!

b) Ho visto, anche questa volta personalmente, gli avannotti nuotare ed alimen-

tarsi prima delle spegnimento serale delle luci, il giorno dopo al rientro dall'ufficio (il fotoperiodo non è mutato) ho trovato il secondo "misfatto".

Comincio a dubitare delle mia capacità di ciclidofilo (anche se alcune riproduzioni, con successo, con "Malawi" e "Tanganica" cercano di rammentarmi il contrario!) e mi metto alla ricerca di informazioni sui miei libri (trovo poco, in verità ) e tra gli acquariofili con cui sono in contatto, prendo - tra l'altro - in considerazione le seguenti ipotesi:

a) Coppia troppo "giovane" ed incapace (deve imparare) di svezzare i piccoli.

b) Carenza di "imprinting" (a suo tempo i miei pesci sono stati "sottratti" troppo presto ai loro genitori non assumendo quindi nella loro "formazione" l'abito mentale di accudire la prole che considerano, invece, "cibo").

e) Carattere troppo "esuberante" del maschio che sopprime i piccoli per accoppiarsi nuovamente, ipotesi "suggerita" da un paio di vistosi "segni" che entrambe i riproduttori presentano sul muso, possibile conseguenza di "diverbi di coppia".

Con il senno di poi, nessuna delle ipotesi mi sembra plausibile, anche se, in concreto, non so che pensare per "giustificare" gli eventi che sto narrando. Trascorrono altre tre settimane durante le quali nella vasca (senza paratia) il maschio si esibisce al meglio delle sue possibilità di fronte alla femmina, la quale con il passare dei giorni si dimostra sempre più interessata, ed io alimento "senza parsimonia" i pesci. Quindi isolo di nuovo, la coppia (stesso procedimento con la "paratia"), e la trafila si ripete: Corteggiamento, deposizione, schiusa, guardia delle larve con la femmina che diventa "nera", (a questo punto trasferisco, prudenzialmente, il maschio), inizio del nuoto libero (sempre dopo cinque giorni) ed dell'alimentazione autonoma. Trascorre una settimana durante la quale i piccoli calano di numero (in maniera "visibile" ma restando comunque "tanti") ma si nutrono e, compatibilmente con le dimensioni minime, crescono, alimentandosi con appetito. Sono convinto di "esserci riuscito". Poi la stessa storia: allo spegnersi delle luci "ci sono" il giornodopo Puff! ......Svaniti. Con la femmina che, ancora, smette nel giro di poche ore la livrea "nera" dell'allevamento.

Piuttosto sconfortato resisto, faticosamente, alla irrazionale tentazione di far transitare gli "sciagurati" riproduttori dall'acquario alla padella e continuo ad elucubrare sul perch é di queste "sciagure", ma non arrivo a capo di nulla. Anche i due sembrano concedersi una pausa di riflessione e non succede nulla per oltre un mese, poi una sera inaspettatamente vedo in fondo ad una buca, diversa da tutte le altre utilizzate in precedenza, un "mucchio" di virgolini che si agitano frenetici, curiosamente questa deposizione è avvenuta lontano dalla "zona delle piante" dove avevano avuto luogo tutte le altre deposizioni, guardati attentamente dai genitori. Mentre conto i giorni che mancano all'inizio del "nuoto libero" penso ad ogni possibile alternativa per salvare i piccoli, ma non mi viene in mente, mio malgrado, nulla di convincente. Decido infine di tentare una soluzione "estrema" monto la guardia alla covata ed aspetto i primi goffi tentativi di nuoto, e poi intervengo: "aspiro" con un tubo quella che, grossolanamente, ritengo una metà della covata e la trasferisco in una vaschetta da 12 litri , equipaggiata con il suo "bravo" filtro interno triangolare servito da una pompa da aria ed una lampada da 8 watt (siamo in luglio e non uso termostato, ma ne prevedo uno da 25 watt). Lascio ai genitori l'opportunità di tentare con l'altra mezza nidiata (anche se in realtà risulteranno di più di quelli che ho isolato!). E' commovente, ed al tempo stesso triste, vedere i due genitori combattere gagliardamente contro gli altri inquilini della vasca (di dimensioni, ormai, doppie ed anche triple rispetto a loro) e, ad onta del loro impegno, il risultato risulta il medesimo: perdita di tutta la covata nel giro di alcuni giorni!

Gli orfani (o i più fortunati?) trasferiti nella vaschetta abbondantemente nutriti, a brevi intervalli, con mangimi specifici per avannotti crescono senza perdite, o almeno con un tasso di mortalità così basso da non risultare percepibile. Nei primi giorni successivi alla schiusa i piccoli (quelli isolati dai genitori) "abbandonati a se stessi" vagano, disordinatamente, per la piccola vasca, stazionando spesso appoggiati al fondo con la caratteristica sottile "coda" rivolta verso l'alto. Con il passare del tempo assumono una postura più corretta ed iniziano a navigare per la vasca, iniziano a "capire" quanto li circonda: ad esempio che alla apertura del coperchio cade "la manna dal ciclo" e si dispongono, nell'occasione, in attesa. Lentamente, pur mantenendo una colorazione grigia piuttosto uniforme, iniziano ad assumere la foggia di un pesce "vero".

Nasce, a questo punto, la speranza di riuscire a "farne crescere" un certo numero (sono giunto, infatti, ad oltre quindici giorni dalla schiusa) e questo mi da soddisfazione, anche se continuo a domandarmi dove ho "sbagliato" in precedenza; e per quale motivo i genitori continuano a "fallire", privandomi della possibilità di assistere ad una crescita della nidiata completamente "naturale" (per quanto questo termine possa essere pertinente alle riproduzioni in acquario). Ed invece, ancora una volta, ho fatto i conti senza l'oste. Giunti a circa venti giorni abbondanti di vita, alcuni dei piccoli, per la verità quelli più "indietro" come crescita (per quanto le dimensioni minime consentano di fare una simile distinzione!); hanno cominciato a morire. In principio non mi sono preoccupato più di tanto, il numero era limitato, e consideravo il fenomeno, per così dire "fisiologico" rispetto al numero complessivo, poi la moria ha aumentato di intensità , sino a divenire incontrollabile e portare (e dalli!) alla perdita di tutta la nidiata. L'analisi dell'acqua del piccolo acquario, per altro simile a quella delle due vasche grandi e dell'altra vasca di accrescimento, in cui non registro alcun problema, non rivelava nulla di anormale con tutti i valori fondamentali (in specie nitriti e nitrati) nella norma, neppure i canonici cambi d'acqua, panacea di tutti i mali in situazioni del genere, hanno giovato. Ancora una volta, mistero! A furia di lambiccarmi il cervello, comunque, ho constatato alcuni fatti:

1. Non c' è stata, da parte degli avannotti, perdita d appetito, ne, per quanto osservabile, perdita di colore o nuoto "anomalo".

2. Prendevo atto delle perdite nel tardo pomeriggio, al rientro dal lavoro.

3. Al mattino successivo, non riscontravo altre perdite.

Credo, quindi, di aver identificato "ragionevolmente" il colpevole nell'incremento di temperatura ambientale nelle ore centrali della giornata che, conseguente-mente, elevava a valori, evidentemente, intollerabili quella dell'acqua. I fatti che descrivo hanno avuto, infatti, luogo a cavallo tra la seconda metà di luglio ed inizio agosto 1997; unica obiezione a questo ragionamento il fatto che nelle altre vasche, per altro tutte più grandi, non è successo niente, ma forse la maggior massa d'acqua ha limitato il fenomeno consentendo di evitare danni.

Con una ennesima riproduzione copiosa, e successiva divisione degli avannotti in due gruppi, uno lasciato ai genitori e l'altro isolato nella vaschetta la storia si ripete ancora. Per il primo gruppo la sorte è quella già vista in precedenza, anche se stavolta, e forse anche precedentemente, i colpevoli sono i Geophagus rhabdotus giunti a dimensioni cospicue (li ho visti, personalmente, "piluccare" la nidiata non ostante la strenua difesa dei genitori!); per l'altra metà ho scelto una, ulteriore, differente alimentazione comprendente, anche, un mangime liquido (Liquifry) che, a detta del produttore, dovrebbe consentire lo sviluppo - celere - di Rotiferi nell'acquario. Non so se sia vero ma è , invece, vero che i piccoli, che sono giunti ormai all'inizio della quarta settimana di nuoto libero, sembrano assai più vispi delle precedenti occasioni. La mia avventura si ferma, per il momento, qui: alla speranza di riuscire, finalmente, a svezzare una nidiata di -Herotilapia multispinosa. Nel condividere con voi questa esperienza chiedo, se qualcuno è in possesso di notizie "certe" sull'argomento di mettersi in contatto con me.

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